Inzaghi di nuovo in finale Champions: da Anfield in poi, è sempre stato il primo a crederci
C’è un filo rosso che collega lo stadio di Anfield al Meazza, l’8 marzo 2022 al 6 maggio 2025. Lo ha tessuto Simone Inzaghi. Il principale artefice, lo ha riconosciuto ieri sera il presidente Beppe Marotta, dell’Inter che per la seconda volta nel giro di tre anni arriva in finale di Champions League, e questa volta lo fa in maniera diversa. Dopo essersi qualificata quarta nella fase campionato, dopo aver superato i campioni di Germania e - dipende dal Clasico - quelli che diventeranno presto i campioni di Spagna.
Il primo a crederci. Anche quando non lo faceva nessuno. A Liverpool, contro i Reds, la sua Inter vinceva ma non passava, fermata dal 2-0 incassato a San Siro a metà febbraio. L’andata era stata seguita da un altro 0-2, con il Sassuolo; dopo il ritorno sarebbero arrivati i due pareggi per 1-1 con Torino e Fiorentina. Punti persi per la strada, pesanti non meno di quelli nei ko con Milan e Bologna sempre indicati come i primi fattori di uno scudetto poi diventato rossonero. Energie sacrificate sull’altare di una missione che Simone vedeva e gli altri no, e infatti c’è qualcuno che ancora non glielo ha perdonato. E invece dovrebbe.
Inzaghi ha costruito l’identità europea di questa Inter. Anche su quella vittoria mutilata, anche su quel campionato insoddisfacente. Ogni tanto lo rivendica: quando è arrivato i nerazzurri non erano nulla, a livello internazionale. Spalletti e Conte l’avevano rimessa in qualche modo sulla cartina geografica, ma l’Inter era una realtà di provincia, nell’impero del calcio. Adesso è prima nel ranking UEFA, alla finale ci arriverà non più da outsider, ma addirittura da potenziale favorita, che l’avversaria sia Arsenal o Paris Saint-Germain. C’è un filo rosso che connette Anfield, San Siro e l’Allianz Arena. Che collega l’8 marzo 2022, il 6 maggio 2025 e il 31 maggio 2025. Non lo vedeva quasi nessuno, mentre Inzaghi iniziava a tesserlo. Non gli resta che completare l’opera.











