Le due maledizioni di Muriel: la scia di Ronaldo e le vesti da grande dodicesimo uomo

Luis Muriel è un giocatore che ormai da anni riempie gli occhi, inonda di gioia i fine settimana degli amanti del calcio più estetico, quello fatto di giocate fuori dal comune e dal pensiero ordinario. Un attaccante ormai maturo, ma che conserva quella faccia da bambino per la quale ti viene da pensare che abbia ancora vent'anni quando ormai ha invece scavallato i trenta, 32 per la precisione.
Il colpo di tacco con cui sabato scorso ha affossato il Milan è solo l'ultimo di una serie di colpi di genio firmati dal colombiano. Parlando di lui, il suo allenatore Gasperini ha tirato fuori il violino: "Il gol resterà nella storia dell'Atalanta. È un ragazzo straordinario, sempre solare e allegro. Fa solo gol belli, anche quelli degli anni scorsi sono tutti da far vedere. A molti hanno fatto dire che avrebbe potuto giocare nelle migliori squadre in assoluto, ma le cose migliori in carriera le ha proprio fatte vedere all'Atalanta ritagliandosi questo ruolo, entrando dalla panchina. A volte si è arrabbiato, ma in quella dimensione è qualcosa di straordinario".
Ecco, basterebbero forse queste parole a dipingere un ritratto fedele di Muriel, di ciò che poteva essere o sarebbe dovuto essere nella testa di alcuni. Gli stessi che, fin da quando era un ragazzino semi-sconosciuto, vedevano in lui le stesse movenze di Ronaldo il Fenomeno. Un paragone ingombrante e che l'ha accompagnato praticamente in ogni passaggio di una carriera in cui, difficile dar torto a Gasperini, ha reso meglio come elemento scombinatore che non da riferimento fisso. Per rendere l'idea, due anni fa è stato il miglior giocatore del campionato per media voto secondo noi di TMW. La contemporanea benedizione e maledizione di essere il miglior dodicesimo uomo sulla piazza, croce e delizia di Muriel.
