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Udinese, Davis: "Segnare a San Siro è stato il massimo. In pre-stagione tiravo rigori ogni giorno"

Udinese, Davis: "Segnare a San Siro è stato il massimo. In pre-stagione tiravo rigori ogni giorno"TUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
ieri alle 21:53Serie A
di Alessio Del Lungo

Keinan Davis, attaccante dell'Udinese, ha rilasciato un'intervista a Sky Sports UK, parlando così delle sensazioni provate dopo il 2-1 contro l'Inter: "È stato bello sentire l'affetto, anche da parte di persone che non tifano l'Udinese. Persone delle mie vecchie squadre mi mandano messaggi solo perché è San Siro. Da dove vengo, non è un posto in cui avrei mai pensato di segnare, capite?".

Cosa si prova a uscire vittoriosi da San Siro?
"È uno stadio storico, andarci e vincere è stato incredibile. E segnare è stato il massimo. Calciare un rigore con tutti quei tifosi, tutto quel rumore, sono momenti per cui vivi. Sono le situazioni in cui vuoi trovarti come calciatore".

In passato non ha calciato molti rigori, ma a Milano si è presentato dal dischetto.
"Nella pre-stagione, tiravo rigori ogni giorno, aspettando solo questo momento. Sapevo che prima o poi ne avremmo preso uno, quindi ero ben preparato. Sento che la responsabilità è del numero 9".

6 presenze nella prima stagione, poi anche la seconda caratterizzata da troppi infortuni.
"Un incubo. Terribile. Non ho potuto mostrare nulla ai tifosi. È stata molto dura. Sento che ottieni il rispetto dei tuoi compagni di squadra quando dimostri cosa sai fare. Se ti alleni da solo, non puoi costruire quel rapporto perché hai un programma diverso dal loro. Ti trovi in ​​una sorta di zona grigia. Nelle partite in trasferta non si viaggia con la squadra. È stato molto difficile sentirsi parte di tutto e questo può iniziare a pesare un po'. Ma ora sento di aver superato questa situazione e mi sento molto a mio agio qui, e tutti stanno iniziando a capirlo".

Quali sono i suoi punti di forza?
"Velocità, forza e capacità di tenere palla, coinvolgendo gli altri giocatori. Porto quel lato fisico in Serie A. Non è come la Premier League. In Inghilterra è molto fisico, piuttosto di transizione. In Serie A, amano il blocco basso. Può essere difficile. I giocatori non sono i più veloci o forti, ma dal punto di vista mentale, amano la difesa. Quando difendevo in Inghilterra, non mi passava per la testa di attaccare il numero 6 e poi pressare qui o lì. Ma bisogna mantenere quei numeri, e l'allenatore ci tiene molto. L'aspetto tattico è dove sono migliorato di più".

Battere l'Inter che cosa le provoca dentro di sé?
"Ti dà fiducia. Se ce la fai contro di loro, ce la puoi fare contro chiunque. L'Inghilterra era sempre al primo posto nei miei pensieri. Ma venire qui mi ha aperto gli occhi. Ci sono molti grandi club di cui non capivo la portata. Ci sono l'Italia, la Germania e la Francia. L'Inghilterra non è più un obbligo. Voglio solo godermi il calcio".

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