Hermoso: "Ricevuto minacce dopo il Caso Rubiales. Ma non ho mai pensato di mollare"

“Ho dovuto assumermi le conseguenze di un atto che non avevo provocato, che non avevo scelto o premeditato. Ho ricevuto minacce e questo è un qualcosa a cui non ci si abitua mai”. L’attaccante della Spagna e del Pachuca Jenni Hermoso parla così in una lunga intervista rilasciata all’edizione spagnola di GQ tornando sull’episodio del bacio non consensuale ricevuto dall’allora presidente della Federcalcio iberica Luis Rubiales che ha poi portato alla squalifica del dirigente per tre anni da parte della FIFA dopo numerose proteste che si sono aggregate attorno all’hastag #Se Acabó in difesa della Hermoso: “Dover raccontare più e più volte quanto accaduto mi ha fatto molto male, ci sto ancora lavorando con l’aiuto della mia psicologa perché per me la salute mentale è importante quanto gli allenamenti quotidiani, come le ore che devo dormire. Grazie a lei mi sento forte e non sono stata distrutta né ho pensato di non voler più giocare a calcio. Con tutto quello che è successo penso che molte di noi siano state più consapevoli di cosa significhi femminismo, compresi molti amici e familiari. - continua Hermoso parlando di un’altra battaglia portata avanti dalle calciatrici iberiche - Nel calcio abbiamo sperimentato in prima persona cosa vuol dire la lotta per l’uguaglianza, ci hanno detto che eravamo capricciose, che volevamo essere pagate quanto gli uomini, ma non è vero e mi fa molta rabbia quando fanno paragoni sugli introiti che generano il calcio femminile e quello maschile. Lo sappiamo che sono diversi e non abbiamo mai chiesto di essere pagati quanto loro, ma solo di avere uno stipendi minimo, di essere rispettate e poter fare qualcosa di grande giocando a calcio. E appena abbiamo ottenuto questo, abbiamo vinto un Mondiale”.
Hermoso continua poi parlando di come è diventata un simbolo: “Voglio essere ricordata come una persona che voleva lasciare la Spagna al vertice e soprattutto come qualcuno che ha provato a cambiare mentalità, che ha lottato in maniera positiva per la società in cui vive. Il movimento #SeAcabó deve portare una nuova era. Sono stata molto grata che così tante persone fossero con noi, attori, cantanti, giocatori e giocatrici anche rivali che avevo affrontato al Mondiale, come l’Inghilterra finalista, . Tutto ciò mi ha dato la forza di continuare.
Spazio poi al ritorno in Nazionale: “Mi sarebbe piaciuto potermi concentrare solo sul mio sport in questi mesi, ma quando vedo situazioni ingiuste bisogna scegliere da che parte stare anche se la gente ti odierà per questo. Ho il mio modo di pensare e non mi spiace espormi a voce alta, ma non lo faccio per una questione personale, per ottenere uno status o per guadagnare più soldi. Lo faccio per ottenere un cambiamento e invito tutti a mostrare la propria faccia affinché questo avvenga. Il ritorno con la Spagna è stato piuttosto duro, mancavo dalla finale e in mezzo è successo tutto quello che sapete, mi sono sentita felice perché per una calciatrice non c’è nulla di meglio che poter rappresentare il proprio paese”.
