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"Mario, vorremmo che tu, Firenze e noi…". Malagò e Condò nell'evento dedicato a Sconcerti

"Mario, vorremmo che tu, Firenze e noi…". Malagò e Condò nell'evento dedicato a SconcertiTUTTO mercato WEB
mercoledì 1 marzo 2023, 08:56I fatti del giorno
di Simone Lorini

"Mario, vorremmo che tu, Firenze e noi…": è questo il titolo dell'evento dedicato a Mario Sconcerti, scomparso lo scorso 17 dicembre 2022, andato in scena nella sua Firenze, a Palazzo Vecchio. A intervenire gli amici e i colleghi di una vita, che hanno voluto ricordare il grande giornalista ma anche l'uomo e l'amante dello sport. A partire dal collega e amico Massimo Sandrelli: "Una carriera splendida, ricca di successi pari al suo talento. Lui mi disse che entrava alla Fiorentina e mi costrinse ad andare con lui. Mi disse ‘Non puoi lasciarmi da solo’. E accettai. E’ stata una delle avventure più belle della vita di Mario. Dei tifosi della Fiorentina in società credo che sia il sogno, ci sembrò di toccare il cielo con un dito. E riuscimmo anche a vincere qualcosa di impensabile quando entrammo. Fu lui che ebbe l’intuizione di Mancini tecnico. Non c’erano tecnici disponibili, si cercò Vialli ma declinò e poi si virò subito su Mancini. E iniziò così la sua carriera. Sconcerti ha vissuto con molta amarezza l’ultima parte della sua storia alla Fiorentina. Superammo ostacoli importanti, cogliemmo un grande successo in Coppa e risolvemmo anche in parte i problemi economici ma poi saltò tutto. L’amarezza è rimasta per sempre. Ha fatto tanto però in carriera, potenziò il calciomercato alla Gazzetta, vedeva le cose prima. Aveva piacere a insegnare poi".

È intervenuto anche il presidente del CONI Giovanni Malagò: "Mario lo conoscevo bene, non ha fatto sconti anche a me nella sua carriera ma c'era sempre rispetto. E' un patrimonio del calcio, ma era un cultore dello sport in generale. Era un onnivoro, un formidabile conoscitore della materia, un grande studioso. Era un fiorentino fiero, orgoglioso, e soprattutto un grande italiano. Avrebbe fatto qualche editoriale tirandoci le orecchie per le Olimpiadi, ma c'era sempre la possibilità di spiegare e raccontare le cose. Aveva la capacità di riposizionarsi, sapeva cambiare idea. Ha interpretato il suo mestiere al meglio. Il CONI gli è grato".

Paolo Condò, noto giornalista di Repubblica e volto noto di Sky Sport, ha parlato a Radio FirenzeViola a margine dell'evento "Mario n'vorremmo che tu, Firenze e noi..." organizzato dagli amici di Mario Sconcerti per ricordarlo in Palazzo Vecchio dopo la sua scomparsa: "Sconcerti mi ha insegnato tanto, sia dal punto di vista pratico sia osservandolo da fuori. Basta vedere chi c'è qui oggi a ricordarlo: il meglio del giornalismo. Lui era come l'acqua, dove nasce un'oasi rigogliosa: dove passava lui fiorivano i giornalisti. Non sempre un grande giocatore diventa un grande allenatore, ma Mario è stato un fuoriclasse da allenatore per far venire fuori i migliori giornalisti di questa epoca storica. Incitava sempre chi conosceva, è capitato anche a me. Lui era una formula 1 e non puoi girare se sei una berlina, ma dovevi essere una monoposto. Era paradossale, si divertiva a fare cose che magari noi avevamo paura di fare: le provocazioni. Quando disse che Ronaldo avrebbe fatto panchina alla Juve osò, poi tanti ci fecero ironia. Era comunque un modo di fare dibattito. Per sua fortuna non ha mai avuto a che fare con i social. Arrivò alla Gazzetta nell '87 ed era in corso un cambio generazionale: lui estrasse me ed altri dai soliti compiti per mandarci a fare interviste e a vedere le partite. Mi ricordo che mi rimproverò quando fui ospite in una trasmissione e c'era anche lui. Mi disse che non dovevo scappare, dovevo seguire il calcio italiano ed affrontarlo, senza andare per forza a parlare di calcio estero. Servì, perché tornai anche per questo motivo a parlare di Serie A".

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