Atalanta-Juventus, la finale: l'evoluzione tattica da Papu Gomez a Pessina e Malinovskyi

C’è un’Atalanta pre e post Midtjylland, cioè la serata in cui Gasperini e Gomez non se le sono mandate a dire, di fatto cristallizzando l’addio - che poi arriverà più di un mese dopo - del Papu in direzione Siviglia. Prima il sistema di gioco era praticamente sempre lo stesso, con la variante dei tre giocatori di attacco: due trequartisti e una punta, un fantasista o due attaccanti.
Contro l’Ajax la prima variante tattica. Gomez viene utilizzato come spalla di Zapata, mentre Pessina viene inserito a centrocampo per dare più equilibrio. Forse nella mente di Gasperini c’è l’idea di dare più protezione, sia per prendere meno gol che cambiando il naturale sviluppo della manovra, troppo spesso incentrata su Gomez. Pessina, anche con l’esclusione dell’argentino, diventa un elemento assolutamente centrale e titolare praticamente indiscusso.
La seconda variante è dovuta all’emergenza. Gasperini si trova senza Hateboer e Gosens, oppure con Maehle ai box. Due su tre fermi, più Sutalo - che sarebbe un altro possibile interprete - che non può giocare. A quel punto, anche per evitare ulteriori pressioni a Ruggeri, utilizzato in autunno senza però riuscire a trovare una quadratura, Gasperini ha scelto di abbandonare temporaneamente la fase difensiva a tre con un modulo a quattro e una bocca di fuoco in più sulla trequarti, con Toloi e Gosens più difensivi.
E poi c’è la variabile Malinovskyi: balbettante per un lungo periodo a causa di un’ernia addominale, l’ucraino è riuscito a fare la differenza nelle ultime settimane con gol e assist. La partita con il Genoa non è che il punto esclamativo su un percorso netto, con bonus e giocate d’alta scuola. Che sia esploso un nuovo Papu?
