Ghisolfi ha sottovalutato usi e costumi del nostro campionato. Evitata minusvalenza di LeFee

Un anno dopo il suo arrivo, in sordina e quasi sorprendente, Florent Ghisolfi se ne va. Lo fa dopo la bocciatura della famiglia Friedkin che ha deciso di riportare Massara in giallorosso, sebbene al Rennes non abbia fatto molto bene. La figura di collante è sempre quella, Claudio Ranieri, l'unico a tenere dritta la barra del timone in mezzo alla tempesta perfetta: quella in cui l'aveva catapultato Lina Souloukou con l'esonero di De Rossi e la conseguente scelta di Juric, dopo un mercato complicato e tanti licenziamenti, per una ristrutturazione societaria che non era certo la più indolore, tutt'altro.
Ghisolfi ha fatto maluccio. Ha portato Enzo LeFee, certamente non il migliore dei possibili acquisti, che ha evitato una minusvalenza con la sua cessione al Sunderland (anzi, forse sarà anche plusvalenza con i bonus). Poi Dahl, Abdulhamid, Mario Hermoso, Mats Hummels, Salah-Eddine o Gourna-Douath. Insomma, un lavoro non del tutto apprezzato, per usare un eufemismo. Anche perché per lavorare in Italia forse non bisogna essere italiani, ma conoscere la materia, il paese e i suoi meccanismi è assolutamente necessario. Ghisolfi l'ha forse sottovalutato.
Questo il messaggio lasciato dal dirigente dopo l'ufficialità del suo addio."Un capitolo si chiude. Grazie a Dan, Ryan e a tutta la famiglia Friedkin per l’opportunità di dirigere questo club magico [...] Parto pieno di bei ricordi e di emozioni. Parto con il sentimento di un lavoro svolto insieme. Con questo quinto posto finale nonostante le difficoltà. Una squadra ringiovanita. Un’organizzazione sportiva ristrutturata. E il meglio deve ancora venire per la Roma. In bocca al lupo a tutti voi del club, al Mister Gasperini e al mio successore.La vita e il calcio continuano. Ma Roma, quella, non si dimentica mai. Per sempre Forza Roma"
