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Suning d'Arabia - Perché il fondo PIF non ha acquistato il Newcastle?

Suning d'Arabia - Perché il fondo PIF non ha acquistato il Newcastle?TUTTO mercato WEB
giovedì 4 marzo 2021, 16:30Serie A
di Andrea Losapio

Nella trattativa fra l'Inter e Bc Partners, stanno inserendosi altri fondi per cercare di investire nel calcio italiano. Uno di questi, forse il preferito da Suning perché potrebbe tenere la minoranza, c'è il PIF, acronimo di Public Investment Fund, il fondo arabo riconducibile al principe ereditario Mohammed Bin Salman

Nell'aprile del 2020, quando la pandemia si era appena affacciata all'Europa, il Newcastle era a un passo dal diventare a maggioranza araba. Perché il PIF, il Public Investment Fund, era pronto a completare l'acquisizione del club bianconero entro la fine del mese. Era una quasi certezza, ma mai come stavolta non si è trasformata in realtà. L'offerta era di 300 milioni di sterline per l'80% del club, salvo poi diventare subito un caso di stato. Perché la Premier League si trovava di fronte a un bivio per decidere se accettare o meno il nuovo proprietario.

DOPO TREDICI ANNI DI MIKE ASHLEY - I tifosi della Toon Army si trovavano finalmente di fronte a un nuovo proprietario. Era una speranza concreta perché le contestazioni erano crescenti. Nel 2007 Ashley aveva acquistato il club - finito in disgrazia - per circa 100 milioni, salvo non riuscire più a portarlo in quell'élite che i supporter bianconeri si erano trovati a vivere negli anni novanta, quando Shearer era solo la punta dell'iceberg di moltissimi campioni passato dal St James's Park. Così PIF, Reuben Brothers e la PCP Capital Partners (che già nel 2017 aveva cercato di prendere il Newcastle) avevano trovato oramai l'accordo. Per il mercato erano già pronti 230 milioni di euro, in un'operazione che sembrava tanto simile a quella del Manchester City di qualche stagione or sono.

L'IMMAGINE È TUTTO - Così, oltre a diversificare gli investimenti, entrare nella Premier League poteva sembrare una mossa rapida per migliorare la reputazione del principe Bin Salman. Il problema è semplice: il caso Jamal Khashoggi, giornalista ucciso nell'ambasciata saudita a Istanbul nell'ottobre del 2018) ha dato una picconata enorme nella credibilità di Bin Salman e la sensazione - condivisa da Amnesty International - era che fosse un'attività di sportwashing. Anche le critiche per la guerra in Yemen fanno parte di queste difficoltà.

NIENTE APPROVAZIONE - L'English Premier League doveva dare la sua benedizione a questo complicato sposalizio. Non tanto per la questione economica, bensì per quella morale. Invece l'ente ha deciso di... Non decidere. O meglio, la EPL ha riscontrato ingerenze del governo Saudita sul fondo PIF, ma è una cosa proibita dal regolamento. Questo ha portato il Newcastle a fare causa alla EPL perché, secondo i rappresentanti, ci sono prove evidenti di come sia indipendente dalla monarchia Saudita.

LA GUERRA CON IL QATAR - Non si può non sottolineare come la monarchia qatariota sia oramai molto influente a livello mondiale, visto che ha operato investimenti nello sport per diversificare il proprio portafogli, proprio come ha idea di fare la PIF. Tra il controllo di beIN Sports e la presidenza del PSG (amministratore della Qatar Sports Investiment) l'affare non è andato in porto. In più c'è una questione legata al business della pirateria sportiva, troppo spesso correlata all'Arabia Saudita: il governo avrebbe coperto un network pirata, beoutQ, contrapposto a beIN che trasmette centinaia di partite.

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