Juric, l'Hellas e il bivio per il suo futuro: è possibile essere grandi senza una big?

Chi l'ha detto che un grande allenatore si definisce tale soltanto dopo essersi misurato con grandi palcoscenici, campioni dagli ingaggi stellari e propositi di trionfo ad ogni costo? Si può essere grandi restando "piccoli". Una considerazione che è insieme provocazione e dato di fatto inoppugnabile. Prendiamo Juric, ad esempio: un potenziatore per eccellenza, un moltiplicatore di doti tecnico-atletiche e di nozioni tattiche che ha fatto del Verona il suo piccolo (e grande) capolavoro.
Vien dunque da chiedersi se il biennio gialloblù non possa già assurgerlo allo status di grande allenatore. Perché no, in fondo? Qual è il metro di misura che stabilisce un discrimine tra la portata di un'impresa reiterata come quella dell'Hellas, salvo con abbondante anticipo per il secondo anno consecutivo e contro ogni pronostico, e la vittoria di un trofeo, magari con un organico programmato in ogni sua fattezza per il trionfo finale? La risposta è che non esiste, ma il dubbio che non sia il prestigio del traguardo a definirne il coefficiente di difficoltà è ben fondato.
Ivan Juric è probabilmente uno dei migliori plasmatori di creature - le sue squadre - bistrattate e sottostimate. Che con lui fioriscono, si riscoprono temibili, efficaci e fameliche. La sua grandezza è tutta lì, un conglomerato di attitudine votata a vincere anche il più ostico degli ostacoli, di conoscenze e forza delle idee. Che Verona sia già la sua dimensione ideale, quindi? Un interrogativo che poggia su basi che nulla hanno a che vedere con lo sminuimento del valore di un tecnico che ha già dato saggio delle sue indiscutibili doti.
Non v'è dubbio sul fatto che in una big potrebbe consacrarsi, magari approvvigionando un palmarès ad oggi deserto. Ma lui, come detto, è un miglioratore. Uno che trae godimento da una crescita organica, fatta di lavoro, fatica e sudore. Quasi una vocazione che in altri contesti rischierebbe di essere soggiogata dall'esigenza di anteporre capacità gestionali che non sempre, con il suo carattere forte e impetuoso, ha dimostrato di avere. Ecco allora che respingere le lusinghe (per la seconda estate consecutiva), che di certo lo raggiungeranno, e provare a riconfermarsi (o addirittura migliorarsi) a Verona può essere la carta vincente da calare a questo punto della carriera.
