Salernitana, Botheim: "Con Nicola zero rapporti. Sousa miglior tecnico che abbia mai avuto"

L'attaccante della Salernitana, Erik Botheim, impegnato in questi giorni con la nazionale under 21 norvegese (di cui è capitano) per gli Europei di categoria, ha rilasciato alcune dichiarazioni all'emittente norvegese Tv2, in cui parla della sua esperienza a Salerno: "I tifosi sono dei pazzi ed è molto bello. Amo la passione. Potrebbero strapparti i pantaloncini, i calzini e tutto il resto qualora dovessero entrare in campo, poi devi andare in giro nudo. In mezzo alla strada ti urlano, ti fischiano e applaudono. In Norvegia non mi capitava, forse ci sono calciatori più grandi di me. A Salerno invece piaccio, vediamo se continua".
L'inizio è stato positivo con la rete alla terza giornata contro la Sampdoria, poi però il suo tempo in campo diventava sempre di meno: "Sono andato in panchina e non avevo nemmeno modo di riscaldarmi. Era noioso da morire. Ricordo la partita con l'Atalanta in trasferta. Siamo stati battuti 8-2. Ero in panchina insieme al portiere di riserva e ci siamo morti di freddo. Sentivo un enorme peso. È stato deprimente. Non avevo mai provato nulla del genere".
Botheim parla poi del rapporto complicato con mister Nicola: "All'inizio non parlavo la lingua e mi sentivo escluso. La vita di tutti i giorni era solo andare all'allenamento, lavorare e poi tornare a casa. In Italia c'è una cultura diversa da quella norvegese, non c'è aiuto e il rapporto con Nicola non esisteva. Non parlavamo e non ero nei suoi piani. Cose che succedono, ad alcuni allenatori piaci, ad altri no. Ho sfogato la mia frustrazione con Bohinen. Sembrava di essere ancora al freddo di Rosenborg ma era peggio perchè ero lontano da amici e persone care. Poi Nicola è stato esonerato e richiamato dopo due giorni, piuttosto surreale, molto strano".
Poi l'arrivo di Paulo Sousa che ha fatto rinascere l'attaccante norvegese: "Quando è arrivato il nuovo allenatore ero molto felice, ho pensato solo di mettermi in mostra. Sousa poi al primo incontro mi ha preso per un braccio e davanti a tutti ha detto che dovevo lottare. Poi mi ha convocato a parte e mi ha chiesto cosa pensassi e quali emozioni avessi. Mi ha detto che se avessi dimostrato qualcosa in allenamento, avrei giocato. Ho dovuto solo mostrare il mio valore. È il miglior allenatore che abbia mai avuto.Mi ha insegnato tante cose nuove, dettagli sul gioco a cui non avevo mai pensato. Non vedo l'ora di tornare ad allenarmi ogni giorno per imparare ancora e cercare di migliorare. Vede il potenziale nei giocatori, con lui mi sono evoluto. La prossima stagione può essere molto buona per me".
