TMW RADIO - Petruzzi: “Se tutti lo ricordiamo così vuol dire che Mihajlovic era un grandissimo”

Ai microfoni di Sabato Sport Live, nel pomeriggio di TMW Radio, è intervenuto Fabio Petruzzi.
Tu hai conosciuto Sinisa da giovane, al suo primo approdo in Italia dalla Stella Rossa…
“Nell’anno di Boskov era un esterno sinistro con un mancino straordinario. Ragazzo d’oro, genuino, semplice e umile. Negli anni è diventato un uomo unico, per il calcio e per la sua famiglia. Non sapevo che le sue condizioni fossero peggiorate e quando ho saputo la notizia è stata dura. A 53 anni è troppo presto e non si può morire, nonostante abbia lottato. Appena uscito dalla prima fase è tornato subito ad allenare. Nei primi tempi che ho condiviso con lui era molto simpatico. Vestiva con colori molto particolari e ci si facevano grandi risate nel prenderlo in giro. Era un gran difensore centrale e come batteva i calci da fermo lui era qualcosa di raro”.
Siete in molti ad esservi uniti nel ricordo, tra ex compagni, avversari e calciatori allenati…
“A livello umano ha fatto grandi cose ed è entrato dentro tutti. Spigoloso? Poteva sembrarlo a livello di un sergente di ferro. Apprezzo sempre più quelli che ti dicono le cose in faccia senza nascondersi. Mando un grande abbraccio alla sua famiglia”.
È vera la storia del suggerimento dato a Boskov sul mettere Totti in campo per l’esordio?
“Boskov e Sinisa avevano un grande rapporto, ma non so dirti. Vujadin aveva già intravisto in Totti il fenomeno calcistico che sarebbe diventato. Tra una battuta e l’altra potrebbe averglielo consigliato”.
Un episodio che ricordi con affetto?
“Sono passati tantissimi anni, ma ricordo di una volta che entrammo in campo per allenarci la mattina. Boskov aveva un fischietto per richiamarci negli allenamenti che era molto particolare e fischiava malamente, come in un cartone animato giapponese. Andrea Carnevali era vestito con i mocassini per allenarsi e Sinisa l’ha preso in giro insieme a noi. Vujadin non se n’era accorto e siamo morti dalle risate. C’è un fatto: provavamo a fare in modo che non si parlasse della guerra da cui è fuggito. Era importante il campo, dove ha dato un contributo importante che oggi è riconosciuto da tutti”.
Chi ti ha convinto di più tra Francia e Argentina?
“Sono convinto più dalla Francia per le prestazioni di squadra. La vedo più spigliata e quadrata. Sono Campioni del Mondo e hanno delle certezze. L’Argentina sente moltissimo la pressione. Qui stiamo parlando di due fenomeni che caratterizzano queste squadre: Messi, che da tanti anni è il migliore; Mbappé, che è destinato a diventarlo. Giroud, Griezmann, Rabiot, Dembelé e altri fanno pendere il giudizio dalla parte transalpina. Faccio il tifo per Messi comunque e spero che sia il suo Mondiale”.
Che hai pensato quando hai sentito di Mourinho allenatore del Portogallo?
“Poteva starci, perché no. Il club ti richiede di stare sul pezzo tutti i giorni, per la Nazionale puoi stare più tranquillo, ma è un tipo di lavoro che con lo staff puoi effettuare in maniera più continuativa. Non è un’ipotesi irrealizzabile. Per rispetto del club - magari - è meglio non accettare quando sei nel pieno di un momento difficile”.
