Torino, Cairo: "Lo scorso campionato potevamo fare di più. Ricci? A gennaio non era venduto"

Il presidente del Torino, Urbano Cairo, è intervenuto ai microfoni di TeleLombardia per festeggiare i suoi 20 anni di presidenza. Nel corso di questo il numero 1 dei granata ha anche parlato, rispondendo a precisa domanda, di Andrea Belotti e Samuele Ricci, uno fu un passo dal Milan e l'altro ora è un centrocampista rossonero.
Si è mai pentito di non aver venduto al Milan Belotti?
"Questa è una leggenda metropolitana. Belotti aveva una clausola a 100 milioni. Dopodiché il Milan nell'anno in cui voleva prendere Belotti, ovvero il 2017, aveva fatto prima di venire da me per chiedermi Belotti, aveva fatto una campagna acquisti molto dispensiosa. Aveva speso all'ora una cosa come 180, 200 milioni. Vennero da noi e ci dissero: "Guardate..", mi disse Fassone, mi chiamò una mattina: "...noi vorremmo prendere Belotti". Io dissi "Bene, parliamone. Qual è l'offerta che vi fate?". E disse: "Noi adesso non abbiamo più soldi, ma quello che potremmo fare è Belotti in prestito oneroso, tipo 5 milioni, con obbligo di riscatto a certe condizioni". E io dico "Mah, scusa, Marco, Fassone, io ho un centravanti come Belotti, ha fatto 26 gol, faccio fatica a venderlo perché evidentemente la piazza sarebbe molto scontenta, posso mai vendere Belotti per un prestito oneroso per 5 milioni e forse un riscatto obbligato?". È una cosa che è quasi un insulto. Questa fu l'offerta del Milan".
È vero che Ricci e Milan era promessi sposi a gennaio?
"Assolutamente no. Non c'era nulla da questo punto di vista. Ricci era un giocatore che interessava al Milan ma io a gennaio non ho mai parlato di questa trattativa, anche perché per noi il ragazzo era importante, per noi come squadra, per fare un campionato buono come poi abbiamo fatto. Speravamo di fare qualcosa in più, anche l'infortunio a Zapata ci ha fortemente penalizzato".
Sullo stadio?
"C’è la possibilità di acquistarlo, ne parleremo col sindaco Lo Russo appena possibile".
Sugli introiti dei diritti televisivi.
"La Premier League inglese è sui 4 miliardi l’anno, noi a un miliardo. Nel 2018 volevo portare da noi Tebas, che in Spagna ha fatto cose spettacolari: ci eravamo riusciti ma qualcuno non lo volle".
Che ne pensa delle difficoltà della Nazionale?
"Servirebbe più coraggio da parte delle società nel far giocare i giovani italiani. Dobbiamo far crescere i settori giovanili. Tutto un movimento che va rilanciato. Ieri il calcio italiano era un punto d’approdo, oggi è di passaggio. Oggi è approdo per giocatori che hanno finito la carriera".
La stagione del Torino?
"Abbiamo una squadra competitiva, costruita col mister Baroni e il ds Vagnati. Asllani? Deve ritrovare il ritmo partita, ma sarà importante. Simeone e Ngonge hanno giocato poco l’anno scorso, ma cresceranno. Possiamo fare buone cose, c’è potenziale. Niente proclami, perché siamo partiti male con la brutta sconfitta con l’Inter che mi ha fatto molto arrabbiare. Ma la squadra c’è, bisogna fare meglio dell’anno scorso. Dobbiamo tornare a quel “tremendismo” che vogliono i tifosi del Toro".
