Piracy Shield nel mirino della Commissione Europea: viola il Digital Services Act

La Commissione Europea accende un faro su Piracy Shield, la piattaforma italiana sviluppata per contrastare la diffusione illecita di contenuti online. Con una lettera inviata il 13 giugno al ministro degli Esteri Antonio Tajani, Bruxelles ha espresso perplessità sul funzionamento del sistema, chiedendo chiarimenti sulle sue modalità operative e sulla compatibilità con il Digital Services Act.
Pur riconoscendo l’impegno dell’Italia nella lotta alla pirateria, tema particolarmente sentito nel settore sportivo e da anni al centro delle battaglie della Serie A, l’UE ha evidenziato criticità rilevanti. In particolare, si contesta l’assenza di tutele procedurali adeguate che possano prevenire blocchi errati e tutelare diritti fondamentali come la libertà di espressione.
Piracy Shield, operativo dal 2023 sotto la supervisione dell’Agcom, permette di oscurare un sito in appena 30 minuti. Una velocità che, secondo la Commissione, non sarebbe accompagnata da sufficienti garanzie per evitare abusi o errori. Numerose segnalazioni da parte di utenti ed esperti del settore hanno già evidenziato possibili rischi, soprattutto in relazione all’accesso legittimo all’informazione.
Bruxelles chiede ora un rafforzamento delle procedure: tra le misure suggerite, l’introduzione obbligatoria di una relazione tecnica a supporto di ogni blocco richiesto e un maggior grado di responsabilità per chi segnala le violazioni. Inoltre, viene ribadito che la lotta alla pirateria deve essere il frutto di una collaborazione trasparente tra tutti gli attori coinvolti, senza compromettere l’equilibrio tra repressione e diritti digitali. L’Italia dovrà ora fornire risposte puntuali e dimostrare di aver recepito le osservazioni comunitarie, per evitare un possibile procedimento d’infrazione.
