L'allievo di Guardiola ha ricostruito l’Arsenal. Arteta: "A 31 anni preferivo già allenare"

Mikel Arteta è ormai una delle figure più rispettate tra gli allenatori europei. Dopo aver eliminato il Real Madrid in Champions League e chiuso la Premier League da vicecampione, il tecnico dell’Arsenal si è raccontato ai microfoni di Universo Valdano su Movistar+. In un’intervista intensa, ha ripercorso il suo percorso da calciatore a condottiero dei Gunners: "La scintilla è nata quando avevo 14 o 15 anni, al Barcellona. Gli allenatori mi parlavano del gioco in un modo nuovo, iniziavo a vedere il calcio da un’altra prospettiva", ha spiegato Arteta.
Ma il vero punto di svolta arrivò all’Everton: "A 26 anni ho avuto una brutta lesione al ginocchio, rottura del crociato. In quel momento mi sono chiesto: ‘E se domani non potessi più giocare?’. Così ho iniziato a studiare per allenare. A 31 anni mi entusiasmava più allenare che giocare". Tra i suoi maestri, il più influente è stato Pep Guardiola: "Mi disse: ‘Se vado in Inghilterra, voglio che tu venga con me’. Ma io ero ancora capitano dell’Arsenal. Alla fine accettai: fu dura, la mia famiglia si trasferì negli USA, io a Manchester. Ma era come tornare bambino".
Poi il ritorno all’Arsenal, stavolta da allenatore, con un progetto di ricostruzione. "Il club era senza direzione. Ho trovato rassegnazione e una cultura del ‘dare la colpa all’altro’. Bisognava cambiare tutto e lo abbiamo fatto".
