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La gioia dei romanisti per Mourinho la capisce solo chi non vince (quasi) mai

La gioia dei romanisti per Mourinho la capisce solo chi non vince (quasi) maiTUTTO mercato WEB
© foto di Imago/Image Sport
mercoledì 5 maggio 2021, 16:00Il corsivo
di Marco Conterio

Tutte le strade portano a Roma, ma poi Roma sceglie le sue. Sceglie dove andare e non puoi saperlo, e non puoi capirlo. Roma è eterna ma eternamente imperscrutabile. Apre il cuore e l'anima a chi l'abbraccia, a chi la sposa, a chi la vive. Ma tra esser cittadino romano e romano, c'è più di un Tevere di distanza. Impossibile capire cosa stia provando ora il romanista, dopo l'annuncio di José Mourinho. Roma è unica anche nelle emozioni che prova dentro. Gioia. Felicità. Sì, ma quella è sostanza comune dei sogni di tutti. José da Setubal nella Capitale è una sensazione, è letteralmente qualcosa di speciale. La sensazione viva e vivida che prova il tifoso romanista è una commistione di identità, orgoglio, incredulità, vertigine e rivalsa. C'è tutto un mondo, nel respiro che viene dopo aver letto quell'annuncio improvviso.

Roma può capirla, se parliamo di chi ha cavalcato le onde alte ed è caduto nei precipizi del calcio che conta e di quello che spesso è stato la cruda realtà, il tifoso napoletano. In dimensione diversa, con una cinta muraria differente ma con la stessa ambizione, quello fiorentino. I genovesi. Cioè chi nei tempi recenti è stato abituato a vivere in trincea e spesso a prenderle. A rialzarsi, a dare un colpo, e poi a prenderne altri cento. Quello resta nella storia e non può capirlo chi è abituato alle glorie dei trofei, dell'Europa che conta, delle sfide al Real Madrid, al Manchester United, al Bayern Monaco, al Liverpool. L'eco delle grida dell'Artemio Franchi che ribolle per la rimonta sulla Juventus arriva ancora oggi, a colpi di mitraglia, portato dal vento delle colline di Fiesole. A Napoli basta un nome, Diego Maradona, per raccontare quel che per gli altri è incomprensibile. Identità, orgoglio, incredulità, vertigine, rivalsa.

La gioia di Roma per José Mourinho è l'antitesi esatta della Superlega. E lo è nonostante l'ingaggio da sette milioni e mezzo di euro netti a stagione per tre anni più bonus del portoghese. E lo è nonostante una buonuscita da dodici milioni di euro netti dal Tottenham. E lo è nonostante quello che è costato alla Roma prendere Mourinho. Non c'entrano i bilanci in tutte queste righe, perché vanno nella direzione opposta e contraria del sangue del romanista. Sono i soldi a regalare certi sogni, si dirà, ed è pur vero. Ma quella sensazione, quell'attimo di incredulità, quell'onda che da ieri porta il romanista a cavalcare la dolce leggerezza della propria passione, non la fa solo il denaro o almeno non solo quello. C'è qualcosa di profondamente popolare e genuino, che sa di provincia, di stadi polverosi, di trasferte sudate, di sconfitte amare e di piccole grandi soddisfazioni, nella reazione di Roma all'annuncio dello Special One. E solo in pochi possono capirlo. Solo chi non vince (quasi) mai.

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