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Monza, parola a Colacone, responsabile del settore giovanile: "Vogliamo giocatori pensanti"

Monza, parola a Colacone, responsabile del settore giovanile: "Vogliamo giocatori pensanti"TUTTO mercato WEB
sabato 18 dicembre 2021, 08:45La Giovane Italia
di La Giovane Italia
fonte La Giovane Italia (Edoardo Ferrio)
Intervista al responsabile del vivaio del Monza che, dopo una carriera da calciatore, ha trovato stabilità in Brianza

Dopo una carriera da giocatore da vero e proprio zingaro del gol (sedici squadre da professionista), una volta appesi gli scarpini al chiodo Roberto Colacone ha trovato la sua stabilità a Monza, nel ruolo di responsabile del settore giovanile. Arrivato con Filippo Antonelli, è rimasto in Brianza anche dopo il cambio di proprietà e ora sta cercando di costruire un vivaio che sia a livello delle richieste di una società ambiziosa come quella brianzola.

Direttore, come avete deciso di ricostruire il settore giovanile del Monza, rinato da poco tempo?
“In primo luogo abbiamo cercato di creare una nostra metodologia, collaborando a stretto contatto con i diversi allenatori delle prime squadre, mettendo in evidenza i punti su cui lavorare e incentivando lo scouting. Abbiamo la fortuna di avere alle spalle una Proprietà importante, con persone che hanno fatto la storia del calcio italiano come Berlusconi e Galliani, cosa che facilita gli addetti ai lavori a voler portare i ragazzi a Monza.”.

In un territorio così congestionato di società di alto livello, come fate scouting? Come cercate di anticipare la concorrenza?
“La concorrenza è tanta, quindi noi cerchiamo di prelevare i ragazzi nelle fasce in cui sono più piccoli, sin dall'attività di base, in modo tale che facciano tutto il percorso con noi. Abbiamo intensificato il rapporto con le nostre affiliate e ci siamo mossi anche fuori regione. Al momento abbiamo quindici ragazzi in convitto e in generale riusciamo a monitorare quasi tutto il Paese”.

Quali sono invece le caratteristiche che cercate in un giovane talento?
“La tecnica è il primo fondamento che andiamo a guardare: sin da piccolini abbiamo messo subito degli allenatori che lavorassero sulla tecnica, sul dribbling, sull'uno contro uno. In secondo luogo, guardiamo la struttura e la forza, perché il calcio sta prendendo quella direzione. Oggi la gran parte delle squadre, soprattutto di alto livello, cerca maggiormente gli aspetti legati alla fisicità e alla velocità; noi quindi cerchiamo di puntare prima sulla tecnica, per poi dare struttura fisica. A volte, alcuni ragazzi in ritardo nello sviluppo fisico possono fare grandi cose, se affiancati a quelli che invece magari sono più formati. Di base quindi non scartiamo mai nessuno a priori fisicamente”.

Prima hai accettato ad una metodologia all'interno del settore giovanile del Monza. In cosa consiste?
“Noi non vogliamo dare troppi codici ai ragazzi, crediamo che debbano riconoscere le situazioni in campo, imparando così a spostarsi negli spazi con competenza. Devono sapere come muoversi sul terreno di gioco, ragionare con il cervello; in seguito, soprattutto se continueranno a giocare, i loro allenatori cercheranno di attribuirgli codici e noi vogliamo evitare di darglieli subito: adesso hanno bisogno di tecnici che gli diano fondamenti importanti a livello cognitivo”.

Pensi che qualcuno dei vostri ragazzi possa emergere in poco tempo?
“In un paio d'anni di sicuro. Abbiamo qualche profilo importante che secondo me potrà entrare nei professionisti. Non faccio nomi perché non voglio deludere nessuno, ma ci sono diversi ragazzi che possono raggiungere il traguardo”.

Che obiettivi vi state ponendo?
“L'obiettivo è che intanto i gruppi sono diventati competitivi e questa è una buona base di partenza. Ora dobbiamo fare un altro passo in avanti: la società ha grandi ambizioni e noi dobbiamo cercare di dire la nostra, portando giovani a giocare in prima squadra. Il mio sogno è vederli protagonisti con la maglia del Monza”.

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