Di Francesco e il coraggio di cercare il rilancio a Verona. E se la difesa a tre venisse mantenuta?

"Benvenuto tra le mura di Verona, c'è un mondo gialloblù che ti aspetta". Nel messaggio con il quale l'Hellas ha accolto ufficialmente Eusebio Di Francesco non c'è soltanto un motto, una citazione ad effetto, ma anche una dichiarazione d'intenti. Vi è racchiusa la volontà di ricreare quell'alchimia che ha accompagnato il biennio di Juric, sgretolatasi sul finale nelle vedute, seppur non nei rapporti umani. Sarà tutta un'altra storia, questo è certo: Eusebio è calmo, riflessivo. L'esatto opposto del croato, volendo banalizzare. Nel carattere e nella ricerca di un'identità tattica più votata ad una costruzione armoniosa, e meno all'aggressività.
C'è grande curiosità, mista a un pizzico di inevitabile scetticismo, a Verona. Perché accettare una sfida simile è da intrepidi, innegabilmente. Di Francesco dovrà ricostruire ex novo l'impianto di gioco di una squadra collaudata sul 3-4-2-1, provando al contempo a dare continuità ad un nono e un decimo posto. I principi cambieranno, ma non è detto che lo faccia anche il modulo, perché se è vero che DiFra ha costruito la sua fortuna su una linea difensiva a quattro e un attacco a tre (o a quattro, con l'inserimento di un trequartista), ha anche dato saggio di una certa elasticità, affidandosi più pragmaticamente al 3-4-2-1 (o 3-4-1-2) quando le circostanze lo chiedevano.
Ci sarà tempo per valutare la rosa, e soprattutto occorrerà capire quel che il mercato avrà da offrire. Volendo cercare delle analogie con l'inizio del ciclo precedente, Eusebio ha bisogno di rilanciarsi esattamente come Juric. È il contesto che è radicalmente cambiato: l'asticella si è alzata, le aspettative - pur rimanendo radicate nell'esigenza di salvare la pelle - sono differenti. Ivan, pur non lesinando critiche alla proprietà per scelte e strategie, ha sempre riferito di considerare Verona un luogo ideale dove lavorare scevri di pressioni, e dunque più adatto di altri a sviluppare un'idea di gioco. Di Francesco si augura possa essere lo stesso per lui. Un po' come per il Romeo shakespeariano, d'ora in poi non ci sarà mondo fuori dalle mura di Verona. Non per Eusebio.
