Di Francesco, le lacrime ed il premio in quell'abbraccio della curva del Venezia

Al termine della sfida sportivamente drammatica per il Venezia contro la Juventus di ieri sera, la tifoseria di casa mostra il meglio di sé, incitando i propri beniamini come se l'obiettivo fosse stato raggiunto. "Non c'è categoria che da te mi porti via", aveva scritto la curva veneta prima del match, così a matematica retrocessione è stato sprigionato tutto l'amore per la squadra di Eusebio Di Francesco.

Qui si vede un'immagine che vale più di mille parole. Il cuore pulsante del tifo arancioneroverde chiama a gran voce l'allenatore: "Di Francesco sotto la curva". Il tecnico avanza con evidente commozione e viene abbracciato dal calore della gente, stringendo mani e scambiando abbracci.

A fine partita gli chiediamo se lo rende orgoglioso aver trasformato lo scetticismo in rispetto, quello che la gente gli ha dato per un lavoro fatto sul campo nonostante un Everest da scalare. Il concetto non gli piace fino in fondo, perché questo scetticismo cozza con quello che ha raccolto in carriera: "Mi sono tolto delle soddisfazioni importanti", ci dice, per poi spiegare come "fa piacere che la gente abbia apprezzato", il suo lavoro ed impegno al 100% per la causa.

Sì perché l'impressione dilagante è la seguente: cosa si poteva chiedere di più? Cosa chiedere di più ad una squadra che ha come capocannoniere Nicolussi Caviglia a 4 gol? Che ha sostituito il proprio bomber partito a gennaio con un pur promettente 22enne? E che vedeva fra le proprie fila tanti giovani o esordienti nella categoria? Il massimo che si poteva fare era lottare fino all'ultimo e di questo la gente è stata ripagata.

Futuro? Di Francesco è stremato e spiega: "Ci troveremo in settimana per parlare". E chissà che quell'abbraccio con annesse lacrime non possa aver avuto un peso sulla sua scelta per la prossima stagione.