Fiorentina, sconfitta immeritata ma il piatto piange. Area tecnica sotto stretta osservazione

I più obietteranno che la Fiorentina avrebbe meritato qualcosa di più per quanto messo in campo, ed è vero. La capacità di saper indirizzare gli episodi però è (sempre stata) un pregio nel calcio, e non sembra più di tanto appartenere alla squadra toscana. A sorprendere, tra le tante chiavi di lettura dopo la sconfitta di Marassi, è stata la scelta di Prandelli di effettuare soltanto due delle cinque sostituzioni a sua disposizione, e di farlo al minuto 82. Tanto più che, con Malcuit e Callejon che hanno entrambi mostrato un discreto piglio sull'immediato, gli è stato chiesto direttamente nel post-partita. "La squadra girava bene e avrei dovuto cambiare modulo, come poi ho fatto", è in sintesi la motivazione di un Prandelli che è il primo a sapere di aver bisogno di un netto cambio di marcia per meritarsi la conferma da parte di un Commisso che, fresco di rientro negli USA ma atteso nuovamente a Firenze nel giro di un mese, è sportivamente su tutte le furie: il settimo monte ingaggi in Serie A, d'altronde, occupa la sedicesima piazza della classifica e quella di Genova è la decima sconfitta in campionato, arrivati poco oltre la metà.
Per questo stesso identico motivo l'intera area tecnica non può che ritenersi sotto osservazione, ed è impossibile che sia una casualità il fatto che sia il contratto dell'allenatore che quello del ds Pradè, colui che ha costruito idealmente la squadra, scadano nel giugno prossimo. Nessuna contrattazione risulta ancora avviata in tal senso, e sullo sfondo si stagliano anche i primi nomi di papabili successori, su tutti quello di Petrachi al tavolo della squadra mercato. Il messaggio di Commisso, insomma, è chiarissimo: per una conferma ci sarà bisogno di un segnale deciso, e di un cambio di marcia. Provare a farlo già venerdì con la grande rivelazione Spezia, piazza d'umore diametralmente opposto, potrebbe aiutare in tal senso.
