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Focus allenatori: da Dionisi a due nomi in D. Dieci tecnici emergenti da tenere d'occhio

Focus allenatori: da Dionisi a due nomi in D. Dieci tecnici emergenti da tenere d'occhioTUTTO mercato WEB
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport
mercoledì 10 febbraio 2021, 17:00Serie A
di Marco Conterio

Non ci sono solo i grandi nomi della panchina oggi su Tuttomercatoweb.com. Non solo i big in cerca del posto giusto dove provare a vincere ancora o dove riscattarsi, non solo chi in Serie A rischia il posto ma anche allenatori emergenti che aspettano l'occasione giusta. Che ci stanno provando, giovani o giovanissimi, ognuno in una categoria che in questo anno sembra essere il trampolino di lancio perfetto. Alessio Dionisi dell'Empoli come copertina ma c'è spazio per dieci nomi in questa lista che non è una classifica ma un elenco di allenatori da mettere con attenzione sotto la lente d'ingrandimento. Per Presidenti, direttori e anche per gli appassionati di tattica.

Alessio Dionisi (Empoli) Nelle sue squadre, sin dai tempi di Imola, c'è la mano dell'allenatore. Allenatore moderno, studia il gioco in uscita in prima costruzione col portiere e lo plasma con uno studio meticoloso a seconda del pressing di ogni avversario. Davanti l'attenzione è sui movimenti dei tre: trequartista e due punte, il primo detta i movimenti degli altri due. I suoi giocano con gli stessi concetti. Tutti, dal primo all'ultimo, riserve comprese, ora all'Empoli come agli inizi all'Imolese.

Paolo Zanetti (Venezia) Tatticamente è cambiato profondamente nel corso del tempo: al Sudtirol il marchio di fabbrica era un 3-5-1-1 col regista uomo focale e con squadra molto larghe e che si accendono negli ultimi trenta. All'Ascoli prima, schema sublimato al Venezia poi, è passato alla difesa a quattro uomini. Principalmente ha prediletto il rombo ma non solo, ha giocato anche coi tre davanti, sia col regista che col trequartista. Fase offensiva ragionata ma verticale e con imbucate negli ultimi trenta, in quella difensiva il pressing organizzato inizia dalla trequarti: lì è fondamentale l'uscita degli interni e la marcatura quasi costante degli attaccanti. Nel suo gioco, tutti partecipano alla manovra in modo proattivo, ama particolarmente i giocatori capaci di mettersi al servizio degli altri con sacrificio.

Ivan Javorcic (Pro Patria) 3-5-2 con la mezzala che detta il pressing in fase di non possesso, la sua Pro Patria difende con spazi accorciati in avanti e chiede grande aggressività ai centrali difensivi fin dentro alla metà campo avversiva. Tutti devono partecipare a entrambe le fasi, le transizioni sono rapide e verticali: gli attaccanti fanno movimenti opposti in uno schema molto dispendioso, soprattutto per le mezzali che sono focali in entrambe le fasi.

Aimo Diana (Renate) Il suo è certamente uno dei metodi più innovativi di tutto il panorama in Serie C. Giocatori duttili e intercambiabili, mezzali che si abbassano, centrali che costruiscono in un 3-5-2 più che fluido a livello tattico (che in fase di non possesso consolidato diventa difesa a cinque in linea). Nei suoi concetti base c'è quella di portare ogni giocatore nella condizione migliore di poter scegliere a chi passare il pallone: per questo sono basilari i posizionamenti dei compagni che teoricamente offrono fino a tre giocate (posizionamento a rombo) per ogni situazione al compagno. Ricerca estrema degli spazi in fase avanzata, in fase difensiva c'è la concessione dell'uno contro uno in pressing già con attaccanti e centrocampisti.

Francesco Modesto (Pro Vercelli) Intriga perché ha avuto due maestri che lo hanno evidentemente influenzato quali Gasperini e Juric. In fase di costruzione la squadra ricorda molto l'Atalanta, coi due rombi di giocatori pronti a ricever palla dal portatore. Posizioni mobili in fase offensiva, che quando va in pressione ricorre piuttosto al lancio lungo verso la punta, in quella difensiva ricorda anche qui il maestro Gasp: uno contro uno a tutto campo, gegenpressing tedesco e riaggressione dunque subitanea una volta perso il possesso del pallone.

Massimo Paci (Teramo) Il suo è un calcio essenziale. Pragmatico. Pratico. In fase di non possesso è un perfezionista, che cura in modo maniacale ogni singolo dettaglio. Non gioca un calcio spettacolo ma il suo 4-2-3-1, o anche con mediana a 3, è equilibrato e bada molto al sodo. Attenzione a distanze e coperture preventive al massimo, davanti punta e trequartista tendono a scambiarsi spesso posizione (incontro, in profondità, e viceversa) per evitare punti di riferimento agli avversari.

Marco Marchionni (Foggia) A ogni allenatore il suo maestro, qui l'influenza contiana è ben evidente in entrambe le fasi. In quella difensiva, esterni del 3-5-2 che si abbassano, maglie che si chiudono verso il centro e mezzali che si allargano in pressione. Riconquista bassa e transizioni veloci che si sviluppano soprattutto sugli esterni o con il mediano basso che poi allarga o cerca uno dei due riferimenti avanzati, preferibilmente con caratteristiche dissimili e complementari. Gioco rapido e uso della punta come sponda, nel suo gioco sono fondamentali sia le palle dall'esterno che i tagli dei fludificanti.

Pasquale Catalano (Imolese) Il meno giovane della compagnia, intriga però il fatto che i suoi dettami tattici siano quelli del primo De Zerbi. L'idea è quella: costruzione sin dalla prima fonte, palla a terra, riaggressione una volta persa la palla, concessione del rischio ai giocatori, in entrambe le fasi. Sortite individuali ma tutto ragionato e studiato, anche a seconda dell'avversario. Dopo l'esperienza nelle giovanili del Parma, ha trovato l'occasione a stagione in corsa a Imola. Si gioca tanto.

Mattia Gori (Correggese) Il più giovane dell'intera Serie D è quello che gli addetti ai lavori definiscono un predestinato coi piedi ben saldi per terra. Un sognatore a occhi aperti, pragmatico, un profondo studioso della disciplina calcistica. Nessuna fortuna da calciatore, inizia imberbe la carriera da tecnico: per conquistare punteggi e arrivare in D, deve vincere campionati e inizia a farlo sin dalla Prima Categoria. La specifica: è un classe 1991. La maniacalità nello studio dell'avversario lo sta portando a conquistare da tempo risultati più importanti del valore sulla carta del gruppo. Non paga lo scotto alla carta d'identità: lo seguono tutti, dall'anziano al baby.

David D'Antoni (Monterosi) Gioca un calcio essenziale, pratico ed efficace. Gli esterni alla base della sua idea di calcio, che non ha però dogmi e punti impossibili da cambiare. E' passato infatti dal 4-4-2 al 4-3-3 al 3-5-2 perché ritiene, a ragione, che soprattutto nelle categorie inferiori i sistemi si debbano adeguare agli uomini a disposizione e non limitarne le caratteristiche a causa di preconcetti tattici. Il ruolino di marcia finora tenuto dai suoi è tra le migliori medie punti di tutta la Serie D, pure in un campionato complicato e convulso. Ha avuto grandi maestri in carriera ma non ha preso nessuno di questi, da Zeman a Iachini, a unico modello. Piuttosto, Iaconi, con cui da calciatore è arrivato fino alla B.

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