Gravina nel 2017: "Serve rivoluzione culturale. Cosa dovrebbe fare Tavecchio? Dimettersi"

L'esonero di Luciano Spalletti è stato probabilmente la scelta più giusta, ma con un anno di ritardo. Dopo l'Europeo, ai limiti del disastroso per gioco espresso, la sconfitta con la Norvegia è stata la pietra tombale sulla credibilità di un commissario tecnico che era stato accolto come il salvatore dopo la stagione vittoriosa con il Napoli, ma che si è dimostrato non adatto all'essere un selezionatore.
L'opportunità fa l'uomo... decisionista. Gabriele Gravina ha deciso di esonerare il cittì perché la richiesta arrivava quasi a furor di popolo. Forse perché ha visto in pericolo anche la sua poltrona che, probabilmente, lo è ancora. Certo, alcune dichiarazioni del novembre 2017, dopo la sconfitta contro la Svezia che ci eliminò da Russia 2018, ora sembrano paradossali. "Mi dispiace, non ce l’ho con Tavecchio - aveva detto Gravina - anzi non è nemmeno il primo responsabile, ma il calcio italiano ha bisogno di una svolta, dobbiamo assumerci tutti la responsabilità. Per un atto di generosità dobbiamo tutti fare un passo indietro".
E poi ancora... L'idea è che il calcio italiano non abbia bisogno di una cura, ma di una vera e propria rivoluzione culturale. Ma se la richiesta preliminare è azzerare questo Consiglio Federale, è mio dovere ascoltarla. Cosa dovrebbe fare Tavecchio nel Consiglio di domani? Dimettersi e accompagnare la Federazione alle elezioni, tra due o tre mesi"
Le dimissioni di Gravina non sarebbero la panacea di tutti i mali. Così come esonerare un tecnico con una partita importante davanti come la Moldova, per poi non avere un sostituto che gli abbia (ancora) detto di sì.
