Ricci: "Torino una seconda casa. Essere capitano granata è un onore e responsabilità"

"Torino è praticamente la mia seconda casa, è da tre anni e mezzo che sono qui: la conosco tutta, giro anche senza navigatore. Da subito ho visto l’amore dei tifosi e la passione che c’è dietro al Toro". Parola del centrocampista Samuele Ricci, intervistato dal canale Youtube della Lega Serie A
Come ha iniziato?
"L’approccio con il pallone è stato amore a prima vista, quando vedevo un pallone ci giocava. Ho iniziato nel Valdera calcio, vicino a Pisa, e ho iniziato guardando i miei amici che giocavano. Avevo 5-6 anni, mi sono fatto portare ed è stato un grande legame. Anche con amicizie, ho conosciuto tante persone. Ricordo quando facevo il raccattapalle a Empoli, ero il primo a chiedere magliette e pantaloncini: ora è l’inverso, mi fa piacere e sono cosa si prova. Se vogliamo chiamarli sacrifici, dopo scuola correvo al pulmino mangiando velocemente per andare a Empoli: quelli possiamo chiamarli sacrifici, ma non ti pesa perché fai qualcosa che ti piace.
Come si vive a Torino?
"A Torino ho notato che i torinesi sono educati, a volte si peritano a chiedere un saluto o una foto perché temono di disturbare: fa capire la loro eleganza ed educazione. E questa eleganza la vedi nella città, in come viene curata. Tante piazze belle e tanti musei, ma non sono uno che esce tanto e preferisco stare a casa: fuori dal campo faccio una vita sedentaria. Torino offre tante possibilità lavorative, c’è una grande tradizione orafa e lo respiriamo tra le vie del centro".
Qual è l’atmosfera al Grande Torino?
"Allo stadio si respira la passione granata. Quest’anno e anche negli altri i tifosi ci sono stati vicini, anche se non abbiamo grandi soddisfazioni: vanno ringraziati".
Che campionato è la Serie A?
"La Serie A è difficile, ho parlato con ragazzi che sono venuti dalla Premier e me lo confermano: le partite sono chiuse e si gioca sulla tattica".
Come vive le partite?
"Il momento di massima tensione è nel tunnel, c’è ansia positiva: quando l’arbitro fischia, l’adrenalina la fa da padrone e fai le cose impulsivamente. Puoi dire le ultime cose ai compagni, senti i cori ed è bello. In campo è tutto diverso, come se ci fosse un grande vetro che copre l’esterno, le voci, i cori. Rimane ciò che è dentro al campo".
Cosa vuol dire aver indossato la fascia di capitano?
"Essere capitano del Toro è un onore e responsabilità: non è una squadra come le altre, ha una storia differente che nessuno ha. Mi ha fatto piacere che mister Vanoli mi abbia scelto: non è facile, ci sono dinamiche in uno spogliatoio e hai altre responsabilità, spero di essere stato per quest’anno un buon capitano".
Che giocatore è Ricci?
"Non faccio azioni spettacolari, non sono un attaccante o un trequartista, ma tante volte per un centrocampista un contrasto è quasi come un gol, è importante per la squadra, e anche una rincorsa o un intercetto. E’ un ruolo fondamentale".
Come vede i giovani in Italia?
"Sui giovani è cambiata la mentalità, ne vedo di più in campo e fa bene al campionato italiano: si prende spunto dall’estero, dove vedi 2005-2006 che da noi non giocherebbero o magari verrebbero impiegati meno, mentre fuori giocano anche in squadre importanti e fanno la differenza".
Com’è Samuele Ricci fuori dal campo?
"Non c’è differenza dentro o fuori dal campo, sono così: calmo e pacato, senza reazioni impulsive. Mi piacerebbe essere ricordato come un bravo ragazzo e come un esempio per i giovani".
