Il gran rifiuto di Sir Claudio: FIGC spiazzata, ma Ranieri ha evitato un grosso imbarazzo

Claudio Ranieri ha detto no all’Italia. Un gran rifiuto, arrivato non per viltade come fu quello di Celestino V, ma perché la notte ha portato consiglio. Ieri sera i vertici della FIGC, a partire dal presidente Gabriele Gravina, sono andati a dormire con una certezza: oggi sarebbe stato il giorno della chiusura, i presupposti e l’entusiasmo sembravano quelli.
Poi… Ranieri ha inviato un WhatsApp, magari dopo aver ripassato il documento con i limiti di quello che avrebbe potuto e non potuto fare o dire, magari anche pensare. Ha capito che il sì strappato a Dan Friedkin, di cui non sarà un consigliere qualsiasi ma il primo in assoluto, non era così convinto, e che con ottime possibilità il doppio ruolo, da dirigente (di fatto) della Roma e commissario tecnico della Nazionale, lo avrebbe costretto presto o tardi a scegliere da che parte stare. E, soprattutto, lo avrebbe esposto a mille equivoci, incomprensioni, polemiche.
FIGC spiazzata. “Non ci sono salvatori della patria”. Il no opposto da Sir Claudio, che baronetto in realtà non lo è ma Grande ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica italiana sì, è stato accolto così nei corridoi della Federcalcio. Spiazzata, quando sentiva di aver trovato la soluzione al post Spalletti, un nome abbastanza nazional-popolare da riuscire persino a gestire il doppio incarico senza portare a moti di protesta delle tifoserie sparse per lo Stivale. E adesso costretta a barcamenarsi tra Pioli - quotazioni in caduta - già promesso alla Fiorentina, Mancini che tornerebbe anche a piedi e si è proposto ma i rapporti con Gravina non sono mai stati del tutto ricuciti, o uno degli eroi del 2006 che però in panchina non hanno (ancora?) dimostrato di essere campioni.
Ma Ranieri ha evitato l’imbarazzo. Dietro la sorpresa, e magari anche i malumori, c’è una verità che va oltre le normative federali e che il tecnico testaccino è stato, forse l’unico, a capire. Regole alla mano, Ranieri avrebbe potuto ricoprire il doppio ruolo, ma non è un caso che da almeno 60 anni questa possibilità sia sempre stata scartata a priori. Come avrebbe fatto a non parlare (anche) da dirigente della Roma quando era sulla panchina azzurra? Cosa sarebbe successo alla prima polemica arbitrale, a favore o contro il club giallorosso? Come avrebbero preso le altre tifoserie - e pure qualche presidente, il primo nome che viene in mente è ovviamente quello di Claudio Lotito, arcinemico di Gravina e rivale cittadino della Roma - alla prima preferenza accordata a un giocatore giallorosso, nelle convocazioni o nelle scelte di formazione? Le domande sono mille, le polemiche potenzialmente infinite. Per la Federazione non sembravano un problema, e con ottime probabilità Ranieri, a cui l’Italia pallonara tutta riconosce credibilità e onestà, sarebbe stato davvero in grado di gestire una situazione delicatissima. Ma ha capito che, in fin dei conti, non era il caso. Il resto lo hanno fatto la decisione di non andare più in panchina, presa da tempo ma su cui era già ritornato dopo il primo addio, e la promessa fatta alla Roma: tra la sua squadra e la sua Nazionale, ha scelto la prima, con cui peraltro aveva già un accordo. Evitando l’imbarazzo alla seconda.
