Inter, è come nel tennis: nell’Olimpico tabù Inzaghi ha la palla-break

La Juventus ha buttato la pallina sulla rete. Attenzione: non in rete, i bianconeri di Allegri questa volta non hanno messo il muso avanti all'avversario. Il duello in vetta alla classifica è come una partita di tennis, con i suoi turni di battuta che si alternano, come le giornate di campionato. Alcune favorevoli ai bianconeri, altre all'Inter. Sulla carta, la sedicesima giornata apparecchiava il tavolo per il sorpasso della Vecchia Signora. Sulla carta, giova ripeterlo, la trasferta in casa del Genoa era meno ostica di quella che questa sera i nerazzurri affronteranno in casa della Lazio. Dato che in campo non vanno figurine ma giocatori in carne e ossa, può capitare che questo ordine teorico vada a pallino. La Juve, complici i meriti dei rossoblù di Gilardino, ha sprecato il suo turno.
Simone Inzaghi ha la palla-break. La prima, in questo campionato nel quale la differenza sinora l'hanno fatta gli incroci con l'Atalanta: l'Inter ha vinto, la Juve ha pareggiato, di qui i due punti di distacco. Battere la Lazio, per l'attuale capolista, significherebbe andare a più quattro. Un po' come nel tennis, appunto, quando si scappa di un break quando è il turno di battuta dell'avversario. E si diventa padroni del proprio destino: in linea teorica, una distanza di questo tipo renderebbe ininfluente lo scontro diretto in programma nel girone di ritorno. Ma ovviamente è troppo presto per pensarci davvero.
Il tabù da sfatare. Di mezzo, la Lazio. Che a Inzaghi evoca ricordi più o meno dolci. Felici ed emozionanti, quelli dei tanti anni belli trascorsi in biancoceleste. Da giocatore prima che da allenatore, il piacentino era e resta un simbolo laziale. Meno allegri quelli più recenti: l'accoglienza, da quando è passato sulla panchina nerazzurra, non è stata delle migliori. Non parliamo di tifo e di spalti, ma di campo, ove logicamente i suoi ex giocatori hanno pensato a fare il loro mestiere: due sconfitte, entrambe per 3-1, nei due campionati precedenti. Di mezzo, c'è Maurizio Sarri, che alla Juve un dispetto lo farebbe pure volentieri, ma non a tal punto, anche perché ha bisogno di punti per rimettersi in corsa per la Champions League. Di mezzo, infine, le fragilità fisiologiche di una rosa ampia ma che ha gli inciampi di tutti: Inzaghi recupera Pavard, ma deve reinventarsi la fascia destra e adesso aspetta dal mercato un regalo. Perde pure Sanchez, che non ha brillato ma allo stato attuale è comunque il primo cambio in attacco. Del resto, si sa, le palle-break non sono facili da vincere.
