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La Serie A saluta una promessa della panchina, De Zerbi scommette sulla periferia d’Europa

La Serie A saluta una promessa della panchina, De Zerbi scommette sulla periferia d’EuropaTUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
martedì 25 maggio 2021, 21:15Serie A
di Ivan Cardia

Roberto De Zerbi allo Shakhtar Donetsk, notizia fresca di giornata. Due anni di contratto, uno stipendio piuttosto ricco, la Champions League da disputare dopo aver sfiorato la Conference col Sassuolo. Un passo in avanti, ma anche di lato, nell’idea di un percorso step by step che sembra ispirare il tecnico bresciano, peraltro non nuovo ad avventure nell’est Europa: dal 2010 al 2012 giocò col Cluj, esordendo in Champions a 31 anni. La Serie A saluta, magari in via temporanea, una promessa della panchina: considerato un predestinato dai tempi del Foggia, che però in B ci andò con Stroppa, De Zerbi è senza ombra di dubbio uno degli allenatori più interessanti del panorama italiano. Gioca un calcio frizzante e offensivo, del quale col tempo è riuscito solo in parte a smussare le altrettanto evidenti lacune difensive. Una promessa, appunto: al Sassuolo ha fatto bene. Non da strapparsi i capelli: undicesimo il primo anno, poi due ottavi posti. Classifica alla mano, ottimo risultato ma non straordinario. È arrivato dietro alle squadre che lo precedevano in griglia di partenza e davanti a quelle che lo seguivano o si sono calcisticamente suicidiate nel frattempo. Non che aver mantenuto le aspettative, chiariamoci, sia un demerito. Ma il Sassuolo di De Zerbi è piaciuto soprattutto per come ha giocato, in alcuni frangenti, e per i giocatori che ha saputo valorizzare (la lista è lunga: Locatelli, Berardi, Boga il primo anno, Raspadori negli ultimi mesi), più che per i risultati ottenuti in graduatoria. Una promessa, appunto, non ancora un grande allenatore della Serie A.

Scommette su sé stesso. E sulla periferia d’Europa. Lo Shakhtar è un passo avanti, pochi dubbi. Gioca in Champions in maniera continuativa da anni, sforna campioni e anche tecnici (Fonseca, per dirne uno). È un passo di lato, anche: nel percorso step by step di cui sopra, ci sarebbe potuta essere una squadra italiana più blasonata del Sassuolo. Lazio o Napoli, per fare alcuni esempi, avrebbero comunque fatto parte di un percorso di crescita, senza uscire dal perimetro dei campionati big five. Anche l’internazionalizzazione è un aspetto da considerare, ma per quanto la società sia importante e competitiva, c’è differenza tra andare in Ucraina o, sempre per fare qualche esempio, in Inghilterra o in Germania. È una scommessa, da tanti punti di vista: dovrà fare bene soprattutto in Europa, perché altrimenti non si noterà. C’è da dire che ne ha le potenzialità, come le ha lo Shakhtar.

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