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Rossitto: "L’Udinese non può permettersi il lusso di smontare la squadra"

Rossitto: "L’Udinese non può permettersi il lusso di smontare la squadra"TUTTO mercato WEB
mercoledì 10 gennaio 2024, 06:10Serie A
di Simone Lorini
Piazza Affari
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Piazza Affari
Ospite: Fabio Rossitto Piazza Affari con Cristiano Cesarini e Alessandro Sticozzi
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Nella serata di TMW Radio, all’interno di “Piazza Affari”, è intervenuto l’ex calciatore Fabio Rossitto.

Lei era stato profeta delle difficoltà che il Napoli avrebbe affrontato col Tricolore cucito in petto…
“Ero convinto che le difficoltà ci sarebbero state, soprattutto con addii come quelli di Spalletti e Giuntoli. Nessuno però si aspettava un calo così drammatico. Arrivato Garcia, forse non era l’uomo giusto. L’ambiente che l’ha accolto forse non era disposto a fare lo stesso sforzo della passata stagione. Se viene a mancare il gruppo e la voglia di sacrificarsi, manca tutto: Ora la situazione è difficilmente gestibile, c’è un discorso giornaliero che va improntato da zero ed è difficilissimo. Spalletti aveva evidentemente un metodo di lavoro diverso, dove nel grado comportamentale si deve stare allo stesso livello dell’attenzione agonistica e atletica”.

Quante colpa ha Mazzarri?
“Mazzarri è arrivato con davanti un calendario durissimo. Magari non ha avuto tempo per lavorare con le tantissime partite. Quando è arrivato, in ogni caso, non mi aspettavo niente di diverso. Mi chiedevo? Come può fare questa persona, senza nulla contro di lui, a riconvincere tutto un ambiente a lavorare bene? Mi sono fatto il segno della croce. Certe squadre vincono spesso e altre non vincono quasi mai, deve esserci un motivo”.

L’Udinese quanto perde cedendo Samardzic?
“È un profilo importante, ma l’Udinese non può permettersi il lusso di smontare la squadra. L’Udinese ha questo percorso di crescita e maturazione per poi cedere giocatori. È già andato via Beto rispetto all’anno scorso”.

Cartina tornasole di quel che dice è l’atteggiamento di Kvaratskhelia.
“Quando parlavo di leader indiscusso in riferimento a Spalletti, parlavo di una guida ben affiancata dalla società e anche dalla volontà dei calciatori. Lui ti costringe a seguire una strada e ci sono dei comportamenti che ti portano a diventare un campione. Se vedo un Kvara che corre dietro l’uomo e l’anno dopo mandano a quel paese l’allenatore, comprendi subito che manca il tassello fondamentale, quello del rispetto, per il gruppo, per la maglia e per la fortuna che si è avuta. Serve tornare molto umili”.

Spesso squadre scudettate hanno fallito l’anno della difesa del titolo ma hanno vissuto una “grande notte europea”, apparentemente senza logica. Potrebbe capitare al Napoli contro il Barcellona?
“Sono convinto che poi una grande motivazione sul singolo evento possa scaturire. Orgoglio, voglia di fare e tutto. Ma se non lo costruisci giorno per giorno, puoi durare solo una notte e poi fermarti”.

C’è meno continuità realizzativa negli attaccanti, rispetto a 20/30 anni fa.
“Riguardo agli anni ‘90 potevi buttare la maglia nello spogliatoio e trovavi subito un fenomeno che se la metteva. I grandi campioni con cui ho giocato e che ho avuto da avversari erano grandi lavoratori. Nel 1996 andai in Nazionale con Sacchi e notai Maldini e Donadoni che facevano tecnica individuale già un’ora, da soli, prima dell’allenamento. Devi avere voglia di lasciare un segno nella storia. È una differenza minimale, ma crea una voragine a livello storico”.

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