TMW - Pimenta: "Raiola lavorava 48 ore al giorno. Non so come facesse a dare tutto da solo"

Rafaela Pimenta, presente al Meeting Nazionale IAFA (Italian Association of Football Agent) al Circolo Marina Militare a Roma ha ricevuto il premio come Best Agent IAFA 2023 e ha affermato: “Voglio ringraziarvi per questo riconoscimento, mi fa veramente molto piacere. Quattro anni fa abbiamo ricevuto in ufficio 3 persone che ci hanno spiegato il progetto di IAFA e con Mino Raiola abbiamo deciso di appoggiare questa causa. Appena abbiamo aderito, abbiamo ricevuto 20 telefonate di persone contrarie. Abbiamo capito che eravamo sulla strada giusta e ora ce ne stiamo accorgendo. Non vedo in alcun Paese lo stesso entusiasmo che c’è qui in Italia.
La gestione di un calciatore? Il mio personaggio di riferimento era Mino. Non so come faceva a fare tutto quello da solo, lavorava 48 ore al giorno, anche se c’era un’agenzia dietro. All’epoca i bisogni dei giocatori erano inferiori a oggi, non c’era una necessita giornaliero di aiuto verso di loro. Oggi un calciatore è un’impresa, anche perché sono cresciute le opportunità. Prima dopo gli allenamenti aveva finito, oggi un calciatore arriva a casa dal campo e deve ancora lavorare. Quindi noi dobbiamo essere in grado di gestire e consigliare il nostro calciatore a 360 gradi. È fondamentale confrontarsi sempre con le varie società. Il rischio è che fuori dal campo si possa rovinare la carriera calcistica di un giocatore. Quindi vanno trovate le opportunità giuste per far sviluppare la sua immagine senza avere ripercussioni in campo. Non può fare due professioni un giocatore, questo è un motivo di conflitto con le famiglie. Dico sempre che un ragazzo non può avere troppi sponsor, perché devono riposarsi e andare in vacanza quando possono.
È importante che un calciatore abbia anche un impatto sociale, in base alla loro singola vocazione. La nostra attività è diventata più grande di noi. Qualsiasi persona non può fare tutto da sola, dal consulente di immagine al consulente finanziario. Possiamo dire al calciatore: hai bisogno di uno chef, te ne presento 3 e poi scegli tu. Va creato quindi un network di professionisti di ogni settore di cui ci fidiamo. Oggi molti agenti vogliono calciatori ignoranti e indipendenti da se stessi. Per esempio io non posso risolvere allo stesso modo il problema di bullismo a scuola di un ragazzo di 13 anni e il problema di un tesserato di 30 anni che è su tutti i giornali, lo sapete. I calciatori appartengono a loro stessi, noi dobbiamo dare consigli. Non è perché non voglio responsabilità, mi piace se mi chiamano mamma, ma devono essere autonomi i ragazzi”.
