Un solo gol dal ritorno e il ruolo che non convince, la Roma aspetta il vero El Shaarawy

A grandi aspettative sono corrisposte pari delusioni. Così potremmo riassumere i due colpi di mercato della Roma sui quali il club aveva puntato le sue fiches. Da una parte Chris Smalling, dall’altra Stephan El Shaarawy: ruoli diversi, ma destini simili fino a questo momento. Non hanno inciso come allenatore, società e tifosi credevano. E se per l’inglese il problema principale è legato a una condizione atletica mai al top per via dei tanti infortuni, per l’attaccante giallorosso le difficoltà sembrano più di natura tattica. Il Covid a gennaio e la riatletizzazione dopo quasi sei mesi di inattività hanno rallentato il reinserimento di El Shaarawy, ma dopo 10 presenze (6 in campionato e 4 in Europa League) tutti si aspettavano altri numeri. Nei 412 minuti disputati (una media di 42 a partita) non ha mai inciso le volte che è partito titolare, anzi. I giallorossi hanno perso 2 (Parma e Napoli) delle 4 gare in cui Stephan ha cominciato dall’inizio. Un caso, sia chiaro, ma indubbiamente non è riuscito a indirizzare la partita nemmeno nel verso opposto. Così come non ha aiutato il reparto offensivo che in campionato nelle ultime sette partite è riuscito ad andare una sola volta in gol e con Pedro.
Gli unici acuti sono arrivati in Europa League con l’assist a Dzeko per nella gara di ritorno con il Braga e con il gol, a risultato ormai acquisito, nel match d’andata con lo Shakhtar. Troppo poco per pensare di andare agli Europei a giugno con l’Italia e troppo poco per il tecnico portoghese che si gioca la conferma sulla panchina della Roma. Il nodo, però, al netto delle parole di El Shaarawy, sembra squisitamente tecnico. “Il gioco di Fonseca per gli attaccanti è simile a quello di Di Francesco quando ero qui, si parte larghi per poi accentrarsi” aveva detto l’ex Shanghai in sede di presentazione. La realtà, invece, è ben distante da queste parole, soprattutto da quando Fonseca ha varato la soluzione con i due trequartisti dietro la punta e Carles Perez ne sa qualcosa visto che non c'è molto spazio per gli esterni. Nelle gare in cui è stato schierato, Stephan è sempre sembrato imbottigliato in un traffico nel quale non è abituato a districarsi. Per esprimersi al meglio ha bisogno di campo e di partire largo, ma la strategia del portoghese ad oggi non lo permette. Alla ripresa del campionato poi tornerà Mkhitaryan e nel giro di un paio di settimane anche Zaniolo. Una concorrenza agguerrita che potrebbe togliere altro spazio al Faraone, ora in Nazionale e chissà che l’aria di Coverciano non possa fargli bene per il rush finale di stagione.
