Via all'Europeo femminile, Sara Gama: "L'Italia può competere ad armi pari, anche fisicamente"

È ancora il volto simbolo del calcio femminile italiano, anche se ha da poco appeso gli scarpini al chiodo. Sara Gama non è più in campo né in Nazionale - che ha salutato un anno fa dopo 135 presenze ma continua a seguire da vicino le sue ex compagne. E lo farà anche in Svizzera, dove oggi iniziano gli Europei, in veste di talent per la Rai. "È un’avventura che mi emoziona. Racconterò il nostro percorso al grande pubblico. Dico “nostro” perché il legame con questa squadra non si è mai spezzato".
Il filo che la unisce alle Azzurre è ancora fortissimo: "Con queste ragazze ho condiviso tutto - racconta Sara Gama nel corso di un'intervista concessa a Repubblica - siamo come sorelle. Ci sentiamo ogni giorno, abbiamo mille chat su WhatsApp".
L’ultima visita? "Una settimana fa a Coverciano, sono andata a salutarle e a trasmettere un po’ della mia carica. Ho trovato un gruppo sereno, carico, pronto a dare tutto".
L’Italia debutterà domani nella fase a gironi, a Sion, contro il Belgio: "Una squadra forte, che ci eliminò nell’Europeo del 2022. Poi affronteremo il Portogallo, in grande crescita, e infine la Spagna campione del mondo, l’ostacolo più alto".
Ma Gama è fiduciosa: "Vedo un’Italia che può competere ad armi pari, anche fisicamente: in passato non era così. La preparazione è cambiata, e il gruppo ha un bel mix di giovani e veterane, con quattro riserve di livello. I punti di riferimento? Giuliani, Linari, Giugliano, Bonansea e Girelli".
A Cristiana Girelli ha lasciato la fascia da capitano: "È un leader positivo, con valori forti. Ama questo gioco come una bambina e lo trasmette ogni giorno".
L’obiettivo? "Puntiamo ai quarti, abbiamo tutte le carte in regola". La squadra da battere? "L’Inghilterra campione in carica. Ma al momento, è l’ultimo dei nostri pensieri".
Sulla recente polemica legata alla sconfitta della Svizzera (7-1) contro l’Under 15 maschile del Lucerna, Gama è netta: "Polemiche inutili. Il calcio femminile non è paragonabile a quello maschile per ragioni fisiche evidenti. Ma si fanno solo nel calcio, perché è lo sport più seguito e anche un luogo di potere, dove l’ingresso delle donne dà ancora fastidio. Questi confronti sono il segno del pregiudizio che esiste ancora".
