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Capuano si racconta: "Fare il tecnico è come fare il prete. In panchina c'è il mio gemello scemo"

Capuano si racconta: "Fare il tecnico è come fare il prete. In panchina c'è il mio gemello scemo"TUTTO mercato WEB
© foto di Nicola Ianuale/TUTTOmercatoWEB.com
giovedì 28 dicembre 2023, 11:49Serie C
di Luca Bargellini

Per avere contezza di quanto sia particolare Ezio Capuano e il suo percorso nel mondo del calcio basta guardare i numeri della sua carriera. A 58 anni il tecnico salernitano ha già 35 anni di carriera in panchina. Com'è possibile? Per l'infortunio che ne troncò la carriera calcistica prima di raggiungere la maggiore e età l'arrivo della proposta dell'Ebolitana nel 1988, formazione allora iscritta al campionato Interregionale. Da quel momento Capuano non si è più fermato, superando le 600 panchine in Serie C e riuscendo a diventare, nel corso del tempo, un vero e proprio personaggio iconico per il suo temperamento incandescente. "La figura del personaggio mediatico non mi ha agevolato - racconta nel corso di una lunga intervista al Corriere dello Sport -, ma sono fiero di me stesso. Mi sono fatto una bella famiglia, ho guadagnato bene e fatto quello che volevo, assecondando la mia vocazione: perché fare l’allenatore è come fare il prete".

Chi parla di Capuano dovrebbe conoscerlo - continua l'attuale allenatore del Taranto -. Non sto simpatico a tutti, ma va bene lo stesso. Ho una discreta cultura, che ho ereditato da mio padre. Il calcio per me è l’attesa: l’attesa del sabato del villaggio di Giacomo Leopardi. Lo vivo nella sofferenza. Se sto vincendo tremo, ho l’incubo del pareggio".

Il tecnico, poi, risponde alla domanda 'Rinascerebbe Eziolino Capuano?': "Ma alcune volte no. Vedo cose di cui mi vergogno, come quando rivedo scene del passato. In quel caso, penso a Carletto Mazzone e lo cito: mi sembro il gemello scemo. Ma quello è l’istinto. Però ora ho esperienza e gestisco diversamente situazioni complicate. Io studio, mi applico nella ricerca di innovazioni

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