Valentini: "Favorevole alle U23. Salerno? Sfida difficile, meglio non aggiunga altro"


Nel corso della diretta mattutina di A Tutta C, format di TMW Radio interamente dedicato al mondo della Serie C, è intervenuto il Direttore Sportivo Marco Valentini, che, con la sua esperienza di uomo mercato ha per prima cosa tracciato il punto su questo primo mese di operazioni estive: "A livello temporale c'è ancora un mese alla chiusura, diciamo che è tutto abbastanza 'work in progress'. Però, secondo me, nel Girone C ci sono già 4-5 squadre che si giocano i primi 4-5 posti, mentre nell'A e nel B sono 2-3 più che 4-5. Però c'è ancora un mese di operazioni, le cose possono ancora cambiare. Nel Girone C secondo me Trapani, Benevento, Catania, Salernitana, Crotone e forse una sorpresa che in genere c'è tutti gli anni, saranno le squadre che si contenderanno le prime posizioni".
A proposito dei gironi, ci sono le situazioni di Triestina e Rimini, Girone A e B, che tengono tutti con il fiato sospeso. Che idea si è fatto del tutto?
"Non vedo le novità, perché l'anno scorso Turris e Taranto hanno fatto la stessa cosa. È un film già visto, che si ripete, si fa sempre finta di nulla e poi durante l'anno i problemi vengono fuori, ma andiamo avanti così, tanto va bene così a tutti e tutti fanno finta di nulla. L'anno scorso il Girone C è stato falsato, un po' come accaduto comunque alla Serie B, un po' come sono falsate tante cose, però finché non si mette mano prepotentemente ai problemi che ci sono e si fa finta di nulla e si va avanti saranno sempre i soliti film".
Per quanto riguarda la Serie C, è iniziato in fase sperimentale lo strumento del Salary Cup, dalla prossima estate ci sarà l'indice di liquidità: novità che possono essere già sufficienti per indirizzare la situazione?
"Per me va riformato il calcio, non è una questione solo di indice di liquidità, vanno tolte 20 squadre, va fatto una C con due gironi, uno centro-nord e uno centro-sud, 40 squadre invece di 60: questo cambierebbe il ritorno economico, il ritorno di interesse, ma ci vuole coraggio per eliminare 20 club, perché si eliminerebbero tanti posti di lavoro, però ripeto, serve prendere delle decisioni. Solo in Italia ci sono 100 squadre professionistiche, 80 sarebbero sufficienti, un po' in linea in media di quello che accade negli altri paesi europei".
A tal proposito, come si inserisce il tema delle seconde squadre?
"È ovvio che chi le ha proposte lo ha fatto per i propri interessi, è anche giusto che sia così, ma secondo me sono uno strumento che per adesso ha dato un risultato positivo, perché la Juventus oltre che testare i propri giovani fa anche mercato per la prima squadra, alle U23 io non sono assolutamente contrario. Come tutte le cose, essendo stata una novità, va un attimo aggiornato il tutto, ma andrebbero inserite nella situazione di cui parlavo prima".
Lei accetterebbe la chiamata di una formazione Under 23 pur con tutte le diversità che magari anche lavorare con queste squadre comunque implica?
"Negli ultimi 5-6 anni da direttore sportivo è come se avessi fatto il direttore di una squadra Under 23 perché su 25 calciatori che avevo in rosa ne avevo più della metà under 23, quindi di fatto è come se l'avessi fatto. Sicuramente è una cosa stimolante perché ti aiuta nella costruzione del percorso di una carriera di un calciatore, è una cosa alla quale io mi sento anche molto affine e portato, sicuramente è un progetto diverso dalle prime squadre, ma professionalmente parlando secondo me è molto stimolante".
Andiamo un secondo al suo passato: a mente fredda se la sente di dire qualcosa su come è andata la sua esperienza ad Ascoli?
"È una piazza calda e come tutte le piazze calde vive di up and down. Nella mia esperienza abbiamo fatto i playoff due anni di fila, sono state delle stagioni estremamente positive dal mio punto di vista: il rammarico è che c'era una proprietà importante, che era quella di Puccinelli, non si è sposato bene con la piazza come incastro personale e umano e quando vai allo scontro in quelle piazze è l'inizio della fine. Dal muro contro muro l'unica che ci rimette è la squadra. Per me ha ben fatto la proprietà a uscire, perché si era creata una situazione abbastanza insostenibile. Ti dà tanto se riesci a mantenere l'equilibrio giusto, anche nella comunicazione esterna, oltre che nei fatti. Diventa una piazza complicata se poi cominci a sbagliare la comunicazione, se non ci sono risultati, se non c'è chiarezza. Diventa complicato e, come ho detto prima, è una piazza calda che può anche a volte degenerare".
Una situazione analoga a quanto accaduto a Salerno, in un'annata che ha raccontato anche fatti di cronaca non belli. Tornasse indietro, se la sentirebbe di accettare nuovamente quella sfida?
"Se dicessi quello che penso dell'esperienza salernitana in toto, prendo dieci giornate di squalifica. Preferisco dire che è stata una sfida difficile perché ho preso una squadra comunque sia all'ultimo posto, abbiamo fatto 24 punti in 18 partite, che è una media, fate voi i conti, importante e se non ci fosse stato un finale anomalo ci saremmo salvati direttamente e nella peggiore delle ipotesi nei playout col Frosinone. Mi limito a dire questo perché poi su tutto quello che è successo dopo spero che qualcuno metterà luce più avanti".
