Messina a rischio iscrizione in Serie D: tra istanza di fallimento, debiti e scenari da incubo

Il futuro dell’ACR Messina è davvero appeso a un filo. Dopo la retrocessione dalla Serie C alla D, la squadra peloritana si trova in una situazione critica, con il rischio concreto di non riuscire nemmeno a iscriversi al prossimo campionato di Serie D. I debiti accumulati, un’istanza di fallimento fissata per il 10 giugno e una proprietà assente, insieme alla mancanza di potenziali acquirenti per il titolo sportivo, rendono il quadro ancora più preoccupante.
Questa situazione apre scenari tutt’altro che rassicuranti, anche nel caso in cui non si riesca a iscrivere. La retrocessione sul campo, come riporta MessinaSportiva, esclude automaticamente la possibilità di usufruire dei benefici previsti dall’articolo 52 delle NOIF (Norme organizzative interne FIGC), che permetterebbe di ripartire da due categorie inferiori, ma solo se non si viene ammessi al professionismo. In sostanza, chi perde la C sul campo non può contare su deroghe o ripartenze agevolate: se il Messina dovesse fallire senza iscriversi in D, il titolo sportivo andrebbe perso, costringendo la squadra a ripartire addirittura dalla Terza Categoria.
E non finisce qui: nemmeno il Comune di Messina potrebbe intervenire per facilitare una ripartenza dall’Eccellenza, come avvenuto in altri casi, poiché in città il calcio dilettantistico è già rappresentato dalla Messana, che ha appena ottenuto la promozione nella massima categoria regionale. La LND Sicilia ha escluso qualsiasi possibilità di deroga, per evitare di creare un precedente pericoloso.
Con i percorsi istituzionali e le deroghe federali che sembrano impraticabili, ci troviamo di fronte a sole due alternative, entrambe piuttosto complesse: l'acquisto di un titolo sportivo da parte di una società già esistente, oppure una fusione con un club della stessa provincia, come Milazzo, Nebros, Gioiosa, Sant’Agata, Rosmarino o San Fratello Acquedolcese.
Tuttavia, queste soluzioni comporterebbero la scomparsa di una delle due realtà coinvolte, con tutte le conseguenze emotive, identitarie e sportive che ne deriverebbero. E non è tutto: le rivalità territoriali e l'attaccamento alla maglia rendono queste operazioni estremamente delicate e spesso poco gradite ai tifosi.
L'ipotesi più concreta potrebbe essere una fusione con un club minore della provincia di Messina, a patto che vengano rispettati i requisiti federali e territoriali. È quello che sta cercando di fare, ad esempio, l’Akragas ad Agrigento, dopo aver rinunciato alla Serie D, anche se con risultati poco incoraggianti.
Il tempo stringe, però. Il 10 giugno si avvicina, portando con sé l’udienza fallimentare che potrebbe segnare la fine dell’ACR Messina come lo conosciamo. Senza investitori seri e un progetto sostenibile, l'incubo della Terza Categoria diventa ogni giorno più reale. E con esso, la prospettiva di un vuoto calcistico che sarebbe davvero difficile da colmare in una piazza storica e appassionata come quella peloritana.

