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Inter: Marotta, Conte e la "doppia impronta" interista sullo scudetto. Juve: la squadra non va, ma c'è un segnale. Milan: l'effetto Raiola su Donnarumma. Napoli: ecco il solito errore. E sugli assembramenti...

Inter: Marotta, Conte e la "doppia impronta" interista sullo scudetto. Juve: la squadra non va, ma c'è un segnale. Milan: l'effetto Raiola su Donnarumma. Napoli: ecco il solito errore. E sugli assembramenti... TUTTO mercato WEB
martedì 4 maggio 2021, 08:00Editoriale
di Fabrizio Biasin

C’è una cosa riservatissima che non sapete e ora vi diciamo in esclusiva: l’Inter ha vinto lo scudetto. Il 19esimo. E poi un’altra: Marotta in giornata sarà a Radio Maria per parlare del trionfo. Gli restava solo quella per completare il giro (oh, ha fatto bene. Del resto se non parli dopo un trionfo, allora quando?). Altre cose che non sapete: molti si sono incazzati per gli assembramenti festaioli. In effetti era molto difficile prevederli (qui sarcasmo). A tal proposito abbiamo la nostra idea: poteva andare molto peggio. C’è stato casino? Certo che sì, si parla di 30mila persone in giro per Milano, una parte senza mascherina. Ma era il minimo sindacale. E, viste le premesse (11 anni di attesa), credete a noi, è andata fin troppo bene. Bisogna condannare gli assembramenti? Ovviamente sì. Come si poteva impedirli? Io, francamente, non lo so (molti altri hanno snocciolato soluzioni, chiedete a loro).

Dunque, è parecchio difficile scrivere qualcosa di originale sullo scudetto nerazzurro e non ne siamo in grado. Facciamo un tentativo. Nel bel mezzo degli osanna per tutti e, soprattutto, per Giuseppe Marotta e Antonio Conte - pedine fondamentali per riportare in nerazzurro l’antica mentalità vincente - due figure meritano una celebrazione a parte: Gabriele Oriali e Piero Ausilio.

Il primo è tornato in nerazzurro insieme a Conte. Oh, merito di Marotta. Deve aver pensato: "Ricompongo la coppia azzurra". Grande idea. Nelle vesti di tuttofare Oriali ha funzionato come ai tempi di Mancini (tre scudetti) e Mourinho (altri due). Ebbene, una volta può essere un caso, due pure, la terza no.

Quindi, il direttore sportivo, da sempre figura professionale tra le più contestate ("doveva prendere Tizio! Perché ha preso Caio!". E così via). Ecco, Piero Ausilio ha in mano il mercato dell'Inter dal giugno 2014, ovvero uno dei periodi economicamente e sportivamente più complicati nella storia del club. Gli è toccato affrontare il mitologico "Settlement agreement", ovvero l’accordo firmato con l’Uefa che ha trasformato il classico lavoro del suddetto ds in un mestiere molto simile a quello del commercialista (riuscire a consegnare all’Uefa un bilancio complessivo di -30 milioni nel triennio e, in contemporanea, provare a vincere qualcosa). Un’impresa disperata, diciamolo: o spendi e pensi alla classifica, oppure guardi ai conti. Ausilio ha fatto acrobazie, ha rinunciato a dozzine di giovani talenti perché "o loro, o i titolari della prima squadra", ha certamente preso qualche granchio, ma nel complesso ha trasformato una rosa mediocre (nel 2014 si faceva fatica a metterne insieme 11) in quella dei campioni d'Italia.

Degli 11 titolari di quest’anno, 10 sono affari targati Ausilio (Handanovic è arrivato nel 2012). Ringraziamo assai Tmw per aver fatto un lavorone di ricerca che andiamo simpaticamente a scopiazzare: Stefan De Vrij (parametro zero dalla Lazio nel 2018); Milan Skriniar (34 milioni di euro dalla Samp nel 2017); Alessandro Bastoni (31 milioni dall’Atalanta nel 2017); Marcelo Brozovic (5 milioni dalla Dinamo Zagabria nel 2016); Nicolò Barella (40 milioni dal Cagliari nel 2020), Achraf Hakimi (40 milioni dal Real nel 2020); Christian Eriksen (27 milioni dal Tottenham nel 2020), Ivan Perisic (19 milioni dal Wolfsburg nel 2015), Romelu Lukaku (74 milioni dal Manchester Utd nel 2019), Lautaro Martinez (25 milioni dal Racing Avellaneda nel 2018). Perisic a parte (ha la sua età), valgono tutti cifre superiori. A certi livelli non è poco.

Pillole extra scudetto

1) Secondo i soliti beninformati, Donnarumma andrà alla Juve. È stato corretto lasciare che il giocatore venisse "stimolato" dai tifosi? No. Ce lo si poteva immaginare? Sì. Sapete perché? Questo è uno degli effetti collaterali della comunque prolifica gestione Raiola: ti gonfia il portafoglio, ma ti complica tutto il resto. Bisogna solo capire che peso ognuno di noi dà a "il resto".

2) La Juve di Udine ha giocato male. Non è la prima volta. Le critiche? Doverose. Però... C'è un però. L'esultanza generale sul secondo gol di Ronaldo, dice che questa è una squadra che non ha certezze in campo, ma che è unita per centrare l'obiettivo Champions. E voi direte: "È il minimo!". Mai dare certe cose per scontate. Ecco perché massacrare Pirlo in questo momento ha pochissimo senso ed è totalmente controproducente, a meno che non si ritenga il quarto posto un obiettivo di poco conto. Quelli della Superlega, del resto, della Champions - parola loro - se ne fregavano.

3) Il Napoli ha pareggiato contro il Cagliari e non si sa neanche come abbia fatto. Anzi sì, ha sbagliato 92292 occasioni. Il secondo gol di Osihmen? Per il sottoscritto era regolare. Alla fine della partita sono piovute le solite polemiche su Gattuso. Una raffica. Francamente un po' stucchevoli. Vale lo stesso concetto espresso per la Juve: chi "attacca" la propria squadra quando ancora combatte per qualcosa ne ha certamente tutto il diritto, ma fa tutto tranne che il suo bene.

Tanti saluti a tutti, in conclusione svesto i panni del giornalista (parole grosse) e vesto quelli del tifoso. Consentitemi di scrivere che per il qui presente è stata una domenica emozionante, di quelle che ti fanno dimenticare anni e anni di amarissime delusioni. Pensate, quando la mia sqiadra ha vinto l'ultimo scudetto avevo ancora i capelli. Non è vero, ero già calvo come un sasso.
 

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