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La cosa più grave è che nessuno ammette il fallimento del progetto Pirlo. Trentalange, le dimissioni prima di iniziare. Montolivo da "chi l'ha visto" a "Forum"

La cosa più grave è che nessuno ammette il fallimento del progetto Pirlo. Trentalange, le dimissioni prima di iniziare. Montolivo da "chi l'ha visto" a "Forum"TUTTO mercato WEB
lunedì 22 marzo 2021, 08:00Editoriale
di Michele Criscitiello
Direttore di Sportitalia e Tuttomercatoweb

Un anno da buttare, dopo 9 anni di trionfi, ci può stare. Un anno si può sbagliare, una stagione di assestamento si può prevedere, un campionato di transizione non è una colpa. Il problema della Juventus è un altro. Paratici, a fine partita, non deve chiedere scusa per la figuraccia fatta contro il Benevento e nascondersi dietro i 9 campionati vinti. Da una società come la Juventus ci aspettiamo delle spiegazioni. Ce le aspettavamo anche dopo la figuraccia con il Porto e conseguente eliminazione dalla Champions. Vogliamo le parole del Presidente Agnelli, perché l'investimento Ronaldo fu appoggiato dal Presidente e perché Pirlo è una sua scommessa. Lo abbiamo sempre definito un azzardo. Nessuno giudica la Juventus, ma delle spiegazioni ce le aspettiamo e - se vogliamo - non sarebbe neanche una vergogna ammettere gli errori. Pirlo non andava preso. Punto. Lo abbiamo detto ad agosto e lo ribadiamo con forza oggi. Ricevemmo insulti e pernacchie quando mesi fa dicemmo che c'erano 10 allenatori, tra C e D, più preparati del maestro. Lo confermiamo con forza. Questo mestiere, senza gavetta, non si può fare. Sì, anche se sei stato il cervello di Milan, Juve e Nazionale in campo. Sono film diversi. Un grande attore non necessariamente sarà un grande regista. Un grande regista non per forza di cose deve essere un grande attore. Pirlo, su quella panchina, non ci doveva stare. Pirlo era stato scelto per l'Under 23, in serie C, e quello doveva essere il suo giusto percorso. Gli allenatori, quando ricevono incarichi così importanti, credono di aver fatto bingo. La svolta della vita. Solo dopo capiscono che, di fatto, è stato un boomerang. Così si bruciano le carriere. E' successo a tanti predecessori che nominarli oggi sarebbe quasi superfluo. Basta poco per mandare in tilt la Juventus. Basta un Benevento in crisi che si mette, con criterio, 11 dietro la linea della palla, aggredisce a volte alto e aspetta il mezzo tiro che ti capita in 90 minuti addirittura per vincerla. Qui si vede la mano e la testa dell'allenatore. Zero piani B di fronte a Porto, Benevento, Crotone, Verona e tante altre. Tra andata e ritorno la Juventus ha fatto un punto con il Benevento. L'editoriale può finire qui. Nella domenica tragicomica della Juventus il sigillo ce lo mette chi avrebbe dovuto cambiare il centrocampo della Juve e invece commette errori che ti dicono di non fare già a 5 anni all'attività di base. Ronaldo ieri non è andato alla telecamera con il dito verso l'orecchio e neanche potrà mai andarci perché se l'Inter vince anche senza giocare significa che il capitolo scudetto è finito. A proposito: non giocare Juve-Napoli mercoledì scorso e rinviare Inter-Sassuolo è la dimostrazione che in Italia facciamo quello che vogliamo e il protocollo lo scriviamo come ci pare ogni settimana con colori diversi.
Arriviamo agli arbitri. Sono scarsi. E anche presuntuosi. Il Var serve solo ad una cosa: ad evidenziare quanti errori facevano e quanti ne continuano a fare gli arbitri che vengono puntualmente smentiti, anche facilmente, dalla tecnologia. Chiamano rigori assurdi, non vedono cose evidenti. Abbiamo una classe arbitrale scarsa affidata ad una brava persona come Rizzoli, e qui torniamo al punto di partenza, dove un grande calciatore non per forza debba essere un grande allenatore. Un grande arbitro non deve essere per forza un grande designatore. Rizzoli, purtroppo, sta sbagliando tutto. Persone sbagliate nei posti sbagliati. Rotazioni folli e zero meritocrazia. Le grandi devono arbitrarle i grandi. Forse Rizzoli si sente ancora uno di loro e molte designazioni vengono fatte per simpatia e antipatia. Benvenuto ad Alfredo Trentalange. Il nuovo Presidente dell'AIA che, in un mese, ha già fatto rimpiangere Marcello Nicchi. Un'impresa.

Trentalange prende posizione solo quando gli conviene, poi se deve prendere una decisione se stare a destra o sinistra se ne esce con "noi siamo arbitri e non patteggiamo per nessuno". Trentalange dovrebbe cambiare e rivoltare l'AIA come un calzino, invece, non affronta i problemi e se ne lava le mani. Il suo approccio con il mondo arbitrale è stato superficiale. La prima cosa che dovrà fare la prossima stagione è cambiare tutti i designatori. Perché se gli arbitri, in campo, fanno quelle figure dalla A alla D la colpa è soprattutto di chi continua a mandarli in giro. Approfondiremo il tema nelle prossime puntate anche perché sugli arbitri abbiamo materiale interessante. In campo ma soprattutto fuori dal campo....
Se avete ancora due minuti vi racconto questa storia. Tre anni fa l'allenatore del Milan era Gennaro Gattuso e su Sportitalia raccontai la notizia di una cena tra Leonardo, Donadoni, Montolivo e Branchini (agente sia del mister che del calciatore). Era il periodo in cui a Montolivo fu tolta la fascia e non giocava più per scelta di Gattuso. Leonardo e Gattuso erano ai ferri corti e il Milan non brillava. Si poteva pensare ad un cambio di allenatore. Donadoni nome caldo. Raccontai una notizia di mercato, non dissi che Montolivo era andato a rubare a casa di Gattuso con il passamontagna. Alla fine Leonardo saggiamente confermò Gattuso e sfiorò la Champions League persa solo all'ultima giornata. Tempo qualche settimana e mi chiama l'Avvocato: "Montolivo ti ha querelato per diffamazione". Io rido, ovviamente. Dissi: "ottimo, Avvocato" (Cesare Di Cintio dello studio DCF di Bergamo e Roma), eravamo a 17 cause per diffamazione, 17 porta male; ben venga la diciottesima. Poi ci pensai e mi sembrò assurdo. Mai avevo ricevuto una denuncia per diffamazione su una notizia di mercato. Bastava una smentita. Nel calcio, però, funziona così. Per farti paura e per farti stare zitto ti denunciano per diffamazione. A me queste cose esaltano e mi diverto ancora di più perché quando sei certo di ciò che dici e ciò che fai il tempo ti restituisce tutto. Peccato solo che all'inizio quando becchi una denuncia o una squalifica tutti ti colpevolizzano, dopo 2-3 anni arriva l'assoluzione piena e nessuno parla né ricorda. Ci abbiamo fatto l'abitudine. Gattuso oggi allena il Napoli e ha già tante richieste per la prossima stagione, Montolivo non ha più trovato squadra neanche in serie B o serie C e ha dovuto smettere. Il suo agente, Giovanni Branchini, che una volta aveva tanti calciatori importanti non è riuscito a far finire degnamente la carriera al suo assistito. Peccato perché era giovane e poteva ancora dare tanto al calcio italiano. Venerdì scorso, tre anni dopo, il Tribunale di Milano ha messo la parole fine alla querela di Montolivo - difeso dall'Avv. Donatella Minutolo - nei miei confronti. Il Giudice per le indagini Preliminari, Dott.ssa Manuela Scudieri, ha accolto la richiesta di archiviazione e ha ordinato la restituzione degli atti al PM. Nella sentenza si legge "Durante la trasmissione SportitaliaMercato non risulta che il Criscitiello abbia in alcun modo leso l'onore e la reputazione del Montolivo tramite la diffusione di notizia falsa recante pregiudizio all'integrità morale del giocatore. Il delitto di cui all'art. 595 c.p è un reato comune posto a tutela dell'onore in senso oggettivo o esterno". Inoltre altro pezzo "Il pubblico Ministero avanzava richiesta di archiviazione per il reato ascritto, in quanto riteneva che le frasi oggetto di censura non erano in alcun modo offensive della reputazione della persona offesa". Ovviamente la sentenza è ben più lunga, lo dico altrimenti Giovanni (Branchini n.d.r.) si arrabbia e dice che non ho scritto tutte le sei pagine. Cambia poco, questa era la sostanza e la sentenza è chiara ed evidente. Dispiace per Montolivo che esce così dal mondo del calcio. Bastava una telefonata. D'altronde Giovanni il mio numero ce l'ha, facemmo su Sportitalia una bellissima puntata con Ronaldo e Rui Costa. Capisco che bisogna guardare al futuro ma, ogni tanto, è bello anche vivere di solo passato. Questa deve essere una lezione per tutti i giovani giornalisti. Non bisogna temere di andare davanti ad un giudice. Quando hai una notizia e non offendi nessuno la notizia va data e mai farsi intimidire da una denuncia per diffamazione. Le diffamazioni sono altre. La libertà di informazione tutti la festeggiano ma i primi ad ostacolarla sono i diretti interessati. La giustizia fa sempre il suo corso. Quella ordinaria è sempre stata esemplare, soprattutto Tribunali eccelsi come quelli di Milano. Buona settimana.

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