Sconcerti sul Corriere della Sera: "Mai accontentarsi, questa la lezione della Nazionale"

"Mai accontentarsi, la lezione di una Nazionale che non vuole nascondersi", scrive così il direttore Mario Sconcerti nella sua analisi sulle colonne del Corriere della Sera: "Dice una cosa giusta Mancini quando ricorda che non abbiamo ancora vinto niente, che non possiamo accontentarci di essere in finale. Si vince quando si vince, perdere una finale è un buon modo di perdere, ma resta una sconfitta. È come darsi per traguardo il quarto posto in campionato, la Champions. Ormai è il nostro destino in un calcio che vogliamo facile, un’occasione per festeggiare sempre qualcosa , mentre vincere è selettivo. Vince chi arriva primo, gli altri sono epigoni, hanno le carte buone per riprovarci, ma oggi hanno perso. Già vediamo però dai ritiri che nessuno dice di avere tutto per vincere il campionato. Nemmeno l’Inter, che con una sottigliezza semantica dice di dover «difendere» lo scudetto. Gli altri parlano tutti di entrare in Champions, l’obiettivo ideale per chi vuole soldi a basso rischio.
Significa stringere la corsa, non avere un vincitore ma quattro. Una piccola vigliaccheria che fa costruire squadre incomplete per vincere non la posta ma un premio di consolazione. Oggi il calcio non è più risultato chiaro, è confutazione da chat, poter aver tutti qualcosa da risponderci al di là del risultato. Cioè una contraddizione in termini. Mancini dice no, non basta essere secondi. Ditelo a Berrettini adesso che sarebbe bello arrivare secondi a Wimbledon. Dobbiamo soffrire per vincere e accettare la grande delusione se non vinciamo".
