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Domenico Morfeo, il grande rimpianto degli anni novanta. Genio e incompiuto

Domenico Morfeo, il grande rimpianto degli anni novanta. Genio e incompiutoTUTTO mercato WEB
© foto di Andrea Pasquinucci
martedì 16 gennaio 2024, 05:00Nato Oggi...
di Andrea Losapio

Domenico Morfeo era considerato un predestinato. Uno vero, non come quelli che oggi escono ogni due per tre dai settori giovanili e poi latitano in Serie C o D. All'Atalanta pensavano di avere in mano il nuovo Baggio, di una tecnica incommensurabile, con gli occhi dietro la testa. Gesto tecnico pulito, uomo dribblato senza neanche andare troppo veloce - non serviva - ma anche doti realizzative, altruismo, capacità. In un'epoca dove i piccoletti con il numero dieci venivano subito paragonati a Maradona, qualcuno in nerazzurro pensava che il paragone ardito potesse avere un fondo di verità. Mino Favini, storico dirigente, ricorderà anni dopo qual era la sua scoperta più talentuosa. "Sicuramente Domenico Morfeo. Dava del tu al pallone con disarmante naturalezza. Ma il talento devi coltivarlo giorno per giorno, con il sacrificio, il lavoro, l’allenamento, gli esercizi eseguiti una, dieci, cinquanta volte".

Quello che non faceva Morfeo, insomma. Come tanti altri, c'è da dirlo, lo stesso Maradona non si allenava come gli altri. Ma lui non era come gli altri. Morfeo è stato il grande rimpianto degli anni novanta e dei primi duemila. Ha fatto bene a Bergamo e a Verona. Bassi al Milan e al Cagliari, montagne russe a Firenze, così così all'Inter. Poi, sul finire di carriera, il Parma. Indolente ma straordinario, non ha mai avuto la continuità per esplodere del tutto. Un vero peccato. Genio, predestinato e incompiuto.

Queste le sue parole in un'intervista di qualche anno fa sulla possibilità di essere differente e del non avere sprecato il proprio talento. "Sono discorsi che affrontavo con la mia famiglia. Con i condizionali si va poco avanti, non c'è la riprova: magari non avessi avuto la mia testa sarei stato comunque un buon giocatore ma non tale da raggiungere certi obiettivi. Nessun grande casino, quello no, però non ho mai rispettato troppo le regole, ho ricevuto qualche espulsione di troppo. Se c'era da bere un bicchiere di vino o fumare una sigaretta non mi tiravo indietro. E, magari, qualche battibecco con i mister che non sopportavo". Oggi Domenico Morfeo compie 48 anni.

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