Altro che rinnovo, cessione con svalutazione. Le tappe dell'addio di Chiesa alla Juventus
"Ho parlato col direttore (Giuntoli, ndr) e a fine stagione con calma ci siederemo al tavolo: ognuno dirà le sue idee. Il mio pensiero è di rimanere in questa grande società, voglio riportare la Juve dove merita". Parole di Federico Chiesa risalenti allo scorso 16 maggio, nella conferenza stampa post-vittoria della Coppa Italia, ultimo attimo di felicità in bianconero per lui. In questi mesi difficili abbiamo visto scivolare via il campionato e dall'anno prossimo cerchiamo rivincita".
Da lì in avanti, le cose avrebbero preso una piega ben differente. Col trascorrere di poche settimane si è capito che la musica, almeno alle orecchie di Giuntoli e del nuovo allenatore Thiago Motta, non era la stessa che Chiesa udiva nella felice notte di Roma. La conferma diretta l'ha data lo stesso Chiesa, con un lungo post social a stretto giro di posta dalla firma con il Liverpool: "Siete stati come una famiglia per me e, anche nei momenti più complicati, mi avete aiutato a rialzarmi. Porterò sempre con me i ricordi di gioia che abbiamo condiviso. Ora, nel salutarvi, vorrei fare chiarezza sulla questione del rinnovo. Non ho mai ricevuto alcuna offerta di rinnovo da parte della Juventus e, di conseguenza, non c’è mai stata una richiesta da parte mia o del mio entourage riguardo ad un aumento o ad una riduzione del mio ingaggio. Mi è stato comunicato che non avrei fatto parte del progetto ancora prima dell’inizio degli allenamenti con la squadra".
Alla fine le dinamiche di mercato, al di là di volersi illudere di assegnare il torto o la ragione, hanno portato ad un addio che ai più sa di svalutazione. Solo ripensando alle richieste da 100 milioni di euro dei mesi passati, fa abbastanza impressione constatare come il valore - ci si è messo di mezzo anche il contratto che scadeva nel 2025, naturalmente - sia crollato a 13 milioni di euro. Tanto (o meglio poco, specie se da una prospettiva di Premier League) ha speso il Liverpool, puntando su un giocatore che fa capo a un investimento quasi banale per gli standard inglesi. L'auspicio dalle parti di Torino è di non doversi mangiare le mani poi. Il sacrificio, comunque, è stato portato sull'altare di un mercato faraonico come quello della Juventus.