Cosa ci ha lasciato il Mondiale - Arabia Saudita, stipendi troppo alti, nessuno lascerà il Paese

Il Mondiale di calcio oltre ad essere l'evento più inclusivo al mondo è anche una grande vetrina per i club. Lo stesso non si può dire per l'Arabia Saudita. Dei 26 convocati da Hervé Renard tutti giocano in patria e non è un caso, semplicemente la Federazione non vuole privarsi dei suoi giocatori e sebbene non ci siano più restrizioni per un loro trasferimento altrove, i loro ingaggi in patria sono tali da non poter essere competitivi per nessuno, considerando il loro reale valore tecnico. Pochi i giocatori emigrati in passato e sempre in vista dei Mondiali: Sami Al Jaber ha giocato nel 2000 per un breve periodo al Wolverhampton, in prestito. Nel 2018 un accordo fra la Federcalcio e LaLiga ha permesso a 9 calciatori di allenarsi e, nella migliore delle ipotesi, raccogliere una manciata di presenze nel campionato spagnolo al fine di migliorarsi tecnicamente e tatticamente e presentarsi ai Mondiali del 2018 più preparati.
LaLiga in tutto ciò ci ha visto un'opportunità di crescita sotto il profilo della visibilità nel Medio Oriente. Uno di essi è Salem Al-Dawsari, autore del gol vincente contro l'Argentina. Il trequartista ha giocato nel Villarreal, dove ha raccolto una sola presenza: 33 minuti contro il Real Madrid. Se dovessimo scegliere un uomo mercato per l'Europa diremmo lui, se non fosse che il suo stipendio annuo all'Al Hilal è di 2.8 milioni annui.
