Del Piero tra passato e presente: "I numeri 10 sono tramontati perché refrattari alle regole"

"Il numero 10 racchiude genialità, imprevedibilità, la capacità di far vedere cose che gli altri neanche pensano siano possibili o immaginabili". Parla così Alessandro Del Piero, in una lunga intervista al Corriere della Sera tra passato, presente e vicende extra campo: "Spesso si dice che i numeri dieci sono incompresi. È vero, perché non stanno nelle regole. La storia calcistica del numero dieci racconta di un ruolo i cui interpreti avevano la possibilità, rispetto ad altri giocatori, di curare più il proprio gioco, erano meno assillati dai doveri tattici. Assicuravano estro, fantasia, capacità di risolvere situazioni o partite ma in cambio godevano di libertà. Poi il calcio ha cominciato a cambiare, proprio nel mio periodo. Si è cominciato a chiedere al dieci di essere come gli altri, di farsi carico delle esigenze tattiche, di essere imbrigliato in un meccanismo che deve essere perfetto".
Anche il calcio è passato dalla fantasia all'algoritmo...
"Si è passati dal lasciarli tranquilli a esprimere la loro creatività a chiedergli di correre come il quattro, come l’otto. Però questa scelta conteneva, contiene, un paradosso. Comunque al dieci si chiede di fare tutto come gli altri, ma poi di inventare soluzioni decisive. Gli si chiede di tirare le punizioni, di tentare il colpo di tacco. Cose per le quali devi essere lucido, fresco e libero, in testa e nei polmoni. Il dieci, nella storia, ha sempre fatto un po’ fatica a correre. Era la sua caratteristica: meno chilometri, più fantasia. Ora domina la fisicità, anche se l’ultimo mondiale l’ha vinto il vecchio calcio, quello in cui la squadra, l’Argentina, era dedicata al suo numero dieci, gli consentiva di prendere le pause che voleva per sfruttarne meglio la genialità e l'immaginazione".
