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Agroppi: "So cos'è lo stress, capisco Prandelli. Se non lasci, rischi la salute"

ESCLUSIVA TMW - Agroppi: "So cos'è lo stress, capisco Prandelli. Se non lasci, rischi la salute"
martedì 23 marzo 2021, 18:08Serie A
di Lorenzo Marucci

Lo stress che arriva quasi ad annientarti. Ne sa qualcosa Aldo Agroppi che nel corso della carriera da tecnico ha dovuto i fare i conti anche con una situazione simile a quella vissuta ora da Prandelli. Quando era alla guida del Padova nel 1983-84 lasciò proprio per questi motivi. "Lo stress ti annienta - dice a Tuttomercatoweb.com - e da lì alla depressione il passo è breve. Arriva un momento in cui devi abbandonare perchè non ce la fai più. Prandelli ha sentito che tutto è andato storto, pensava ad altri risultati. E' amato a Firenze e vedere che le cose non andavano come vuole gli ha fatto accumulare tensioni. Bisogna stare attenti perchè si rischia di andare anche in depressione. Lo stress è difficile da sopportare, i giorni non passano mai, avverti un senso di colpa. In più ci metti anche che passano gli anni, non c'è più entusiasmo di anni fa".

Oggi è ancor più duro fare l'allenatore?
"E' un mestiere che ti ammazza nello spirito e nella mente. Ripeto, ad un certo punto non c'è altro da fare che smettere. Continuare è peggiorare la situazione e andare incontro a malattie più gravi. Prandelli evidentemente non ce la faceva più, tra l'altro l'ho visto dalla tv e pareva invecchiato. Oggi fare l'allenatore può significare non avere più libertà e serenità. Il calcio di oggi ti "ammazza", tra virgolette. Prandelli ha fatto bene a non insistere, sarebbe andato incontro a delle sconfitte fisiche. Lo capisco"

A Padova che successe?
"Ero da solo, lasciai la famiglia che avevo sempre portato dietro e mi ritrovai in un alberghetto in periferia. I risultati vennero subito, eravamo al quarto posto dopo dieci partite dal mio arrivo. Ma le giornate erano lunghe, non avevi il conforto della famiglia e venni via. Ma lasciai da vincente. Stavo male, il sabato notte non dormivo mai. Ero troppo coinvolto, il calcio ti logora. Senza gli ingaggi di oggi, in pochi farebbero l'allenatore. Finita la gara devi farcela a lasciare campo e spogliatoio per vivere una vita serena ma non è possibile perché avverti la responsabilità e alla fine se cadi sei solo con un dolore interno pericoloso. Il calcio è bello ma bisognerebbe che la domenica non ci fosse la partita"

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