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Gregucci prima di Luis Enrique: "Nel 2007 seguivo il Vicenza dalla tribuna. Non ebbi il coraggio di insistere"

Gregucci prima di Luis Enrique: "Nel 2007 seguivo il Vicenza dalla tribuna. Non ebbi il coraggio di insistere"TUTTO mercato WEB
© foto di Paolo Baratto/Grigionline.com
venerdì 19 settembre 2025, 08:38Serie A
di Ivan Cardia

“Ero io, ero io”. Angelo Gregucci prima di Luis Enrique. Il tecnico del PSG ha fatto notizia, con la sua decisione di seguire dalla tribuna il primo tempo della partita di Champions League con l’Atalanta. Nel 2007, alla guida del Vicenza, ci aveva provato anche l’allenatore italiano: “Ho sempre avuto, già quando giocavo, che l’uomo che doveva prendere le decisioni più importanti in una partita di calcio era collocato nel peggior posto dello stadio”.

Cioè dove vanno i giornalisti…
“Beh, ora gli stadi sono migliorati. Ma a San Siro una volta andavi nella buca, all’Olimpico c’è una pista d’atletica enorme”.

Cosa fece?

“In panchina andava Cevoli, oggi ct di San Marino, una persona a me molto cara. Volevamo gestire il campo, che adesso si può fare ancora meglio, con la mia visione dall’alto e la sua dal campo, cercando di collaborare. Quando c’erano da prendere decisioni veloci, però, le prendevo io, perché ero in una posizione molto migliore rispetto alla sua”.

Quanto durò?
“Quattro-cinque partite. Poi emersero dubbi all’interno della categoria, io dovevo salvare la squadra e non ebbi le palle di andare avanti: la verità fu quella. Tornai in panchina. Ora gli staff si sono molto allargati, quando si decide di fare qualcosa c’è un confronto con più professionalità”.

Oggi tutti i match analyst sono in tribuna.

“E invece secondo me dovrebbero andare giù e confrontarsi con l’assistente. L’allenatore farebbe meglio a seguire dalla tribuna, tenendosi in contatto con la panchina per prendere le decisioni: di sicuro si vede meglio che nella buca della panchina”.

Come vi tenevate in contatto?
“All’epoca usavamo i telefonini, oggi servirebbe un walkie-talkie perché allo stadio i cellulari spesso non funzionano”.

È stato un precursore, possiamo dirlo?
“L’avevo pensato, e soprattutto l’avevo fatto. Poi non ho avuto il coraggio di andare avanti, ma ripeto: una squadra in corsa per la salvezza con l’allenatore in tribuna poteva far discutere molto”.

Ora l’ha fatto il tecnico campione d’Europa.
“L’eco di Luis Enrique va in giro per il mondo, il mio al massimo per il Veneto. Secondo me, visto che gli staff sono in continua evoluzione, chi deve prendere la decisione deve trovarsi nel miglior posto possibile. Ci si può confrontare, le decisioni tattiche sono condivise, ma quelle sensibili vanno prese da una sola persona: deve stare dove vede meglio la partita”.

Bisogna fidarsi di chi va giù.
“Ovvio. Non è un collaboratore qualsiasi, ma uno di cui ti fidi e che ti può segnalare eventuali problemi dei giocatori in campo. Quello è l’unico vantaggio di sedere in panchina, a livello strategico la partita si vede meglio dall’alto e secondo me si andrà sempre più in questa direzione. Io sono fautore della svolta verso un capo tecnico. Nei miei giri per il mondo ho lavorato a Manchester (al City con Mancini, ndr) e lo United aveva una figura di questo tipo: Sir Alex Ferguson”.

La rivedremo in panchina, magari in questa veste?
“È il terzo tempo che immagino per la mia carriera. Ho giocato, ho fatto l’allenatore, ora vorrei ricoprire questo ruolo. Nella mia last dance vorrei essere uno che sperimenta l’idea che ha. Se il sistema me lo consentirà, ma vedo che in Italia ci si sta arrivando”.

Ma siamo pronti?

“A Roma vedo l’esperienza di Claudio Ranieri, lo seguo con curiosità: è il riferimento tecnico di quello che sto dicendo. Aiuterà Gasperini a fare al meglio il suo lavoro, dopo aver raccolto la fiducia della società. Certo, non tutti sono Ranieri. Ma sono personaggi di questo tipo che è meglio vadano avanti”.

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