Inter, il bello d'essere brutti. E intanto Wijnaldum...

Senza rubare l’occhio, alternando scientemente la capacità di giocare costruendo e quella di blindare la retroguardia senza soffrire contro una delle squadre che pratica il calcio più travolgente d’Europa come l’Atalanta. L’Inter di Conte nella sua versione 2.0 è così, che piaccia o meno porta a casa il risultato, ed ha trovato una consapevolezza marmorea che sembra impossibile da scalfire. Il successo contro i bergamaschi ha dato la sensazione di un vero e proprio messaggio alla nazione, per il contesto di classifica con il quale si è verificato e per le evoluzioni che hanno rinsaldato il divario con chi insegue. Sei punti ed una partita, difficile, in meno da affrontare.
Peraltro contro un avversario che tanto il Milan quanto la Juventus hanno ancora in calendario a cavallo tra aprile e maggio. I dati statistici raccontano di una squadra che sa come essere cinica, vincendo uno a zero con un unico tiro in porta, ma che allo stesso tempo si palesa come il miglior attacco del torneo: evidenziando una produzione offensiva superiore anche a chi viene decantato come modello di gioco settimana dopo settimana.
Il tutto in un contesto societario in divenire, che ritarda o mette in discussione anche scelte che per il futuro sarebbero già delineate: è il caso di Wijnaldum, che un accordo con l’Inter lo avrebbe pure trovato, ma che per la ratifica attende l’ok di una proprietà che potrebbe cambiare da un momento all’altro. Ed allora, in uno scenario così incerto, trascorrere la settimana del proprio compleanno in vetta alla classifica fa tutto un altro effetto.
