Inter, Zhang è uomo di parola. E la squadra si compatta attorno a Conte

Sono tutti d'accordo, senza Antonio Conte non avremmo visto questa Inter affamata di gloria e futuro, non avremmo visto continuità e cinismo, non avremmo visto, insomma, lo scudetto numero diciannove. Il top player, Antonio Conte. E ora che il cielo interista non è esattamente il più azzurro che si possa scorgere, la paura che questo gruppo protetto dalla totale armonia e consapevolezza possa essere in qualche modo minato da fattori terzi, viene fuori prepotentemente. D'altra parte non c'è squadra, senza progetto a lungo termine e non c'è periodo a lungo termine entro il quale poter lavorare con calma, senza una società forte e sicura di poter alimentare tale progetto strutturalmente e finanziariamente. Steven Zhang, il presidente, ha mantenuto la parola: doveva essere accordo con un fondo capace di riportare - seppur temporaneamente - la luce e accordo nei tempi consentiti è stato. Si potrà ripianare i debiti e spegnere i rossi, ottemperare agli impegni di natura economica con lo staff tecnico e il corpo dirigenziale, programmare l'immediato futuro del club campione d'Italia.
Dice: bastasse questo. Intanto per qualche chilometro sarà possibile andare dritto, senza il timore di dover sterzare all'improvviso. Starà al conducente, a un certo punto, valutare ogni soluzione possibile perché questo percorso non solo continui a non presentare brutte curve, ma possa anche procedere attraverso una piacevole e rassicurante discesa. I calciatori stanno compattandosi attorno al loro leader. Chiedono, ad Antonio da Lecce, di restare per vincere ancora. E, ad oggi, per come stanno le cose, deve accadere un immenso disastro perché il prossimo anno non sia ancora lui il condottiero dell'Internazionale di Milano, tornata a brillare sul tetto d'Italia.
