La domenica sfortunata della Juve e la grande lezione di Inzaghi all’amico Pirlo

Era nato tutto dalla fortuna dell’Inter, ferma appena prima dalla sosta. Finisce con la Juventus che del calendario non dovrà più preoccuparsi in modo particolare. A parole, lo scudetto è ancora un obiettivo. Nei fatti, i bianconeri scivolano a 10 punti dai nerazzurri primi in classifica: se la distanza prima era viziata dal computo delle gare, ora Inter e Juve sono in parità da quel punto di vista. Di più: il coefficiente di difficoltà delle sfide che mancano all’appello (Sassuolo, pur bestia nera dell’Inter, e Napoli) premia la squadra di Conte. Di conseguenza, la sconfitta contro il Benevento mette una pietra tombale sulle ambizioni tricolore della Vecchia Signora: per il risultato, ma anche per il modo con cui è arrivato, che lo legittima. E per il fatto che la Juve, nei due confronti contro i sanniti, abbia rimediato la miseria di un punto. È una squadra che può puntare lo Scudetto? No. Dato che il destino è beffardo, da una domenica sfortunata arriva anche un messaggio.
La lezione di Inzaghi. Era partito a cento all’ora: prima panchina tra i grandi, quella del Milan. In rossonero è andata male, è così Filippo Inzaghi, uno dei migliori giocatori nella storia del calcio italiano degli ultimi trent’anni, ha risciacquato i propri panni da allenatore nelle serie minori. La trafila è nota: Venezia, bene. Bologna, di nuovo male. Benevento, benissimo. S’è fatto le ossa, nel nostro calcio che sarà vecchio ma non perdona. Nelle rispettive carriere da allenatori, Inzaghi ha sfidato due volte Pirlo, compagno di tante battaglie in un’altra vita. La prima l’ha fermato, la seconda l’ha battuto. Si direbbe che per farlo abbia preso la rincorsa.
