La lezione di Vicario: dai dilettanti alle tante panchine. Un portiere da A con futuro da big

Guglielmo Vicario è un vero e proprio figlio della gavetta. Che per un portiere non è certo una storia comune, soprattutto in un racconto come il suo: a diciassette anni va a giocare nella sua Udine, in Primavera, ma chiuso da Simone Scuffet e da Alex Meret, non gioca praticamente mai. Va in Serie D al Fontanafredda e poi Joe Tacopina e i suoi uomini al Venezia lo eleggono titolare sempre tra i dilettanti: inizia una bella storia, vince il campionato ma l'anno successivo perde la titolarità. Fa il vice di Davide Facchin, gioca solo in Coppa Italia di categoria (che vince) ma comunque torna in B.
Un'altra stagione da riserva, poi titolare, poi riserva
Inizia la stagione da riserva di Emil Audero, l'anno successivo guadagna la titolarità alla quarta giornata. Il Venezia però retrocede ai playout anche se si salva dopo l'esclusione del Palermo. Lo acquista il Cagliari che lo cede al Perugia: titolare, va in C dopo il play-out perso contro il Pescara. Torna in Sardegna, di nuovo in panchina da vice Alessio Cragno, ma in estate finisce in Toscana a Empoli.
La nuova vita a Empoli
La sua storia inizia in azzurro. Cinque rigori parati e una stagione straordinaria con la maglia azzurra, la salvezza e poi la convocazione con la Nazionale di Roberto Mancini. "Lo aspetta un grande futuro in azzurro e in futuro in una big", lo ha incoronato ieri anche Paolo Zanetti. Sul gol del Torino una respinta corta, forse, ma il resto è un'altra prestazione di grande livello. Dopo una carriera fatta di gavetta e sudore.
