Vicario: "Parlerò con Spalletti. È stato il nostro condottiero, ci ha dato tanto"

A La Repubblica ha parlato il portiere del Tottenham e vice di Donnarumma in Nazionale Guglielmo Vicario, iniziando proprio dall'addio di Spalletti e dalla crisi azzurra: "Non gli ho scritto ancora, voglio mandargli un messaggio con ciò che sento e poi fare due chiacchiere tra persone che hanno condiviso un percorso sportivo di vita insieme. Spalletti è stato il nostro condottiero, nel bene e nel male. Si sentiva investito di quel ruolo, ci ha dato tanto. Ripartiremo, con la consapevolezza anche di quello che ci lascia come eredità calcistica e morale".
Cosa è successo alla Nazionale?
"Non vogliamo prenderci alibi, perché se perdi partite pesanti è inutile cercarli, devi assumerti le tue responsabilità. Dico però che siamo andati a giocare partite cruciali dopo una stagione con più di cinquanta partite a testa. Non c’è neanche più la sensazione di terminare una stagione e cominciarne una nuova. Questo è innegabile ed è il pensiero di tanti calciatori. Bisogna dare la possibilità a chi va in campo di rendere al cento per cento, e a volte non sei neanche al cinquanta".
Com’è il rapporto con Donnarumma in Nazionale?
"Un legame vero. Quando sono arrivato in nazionale lui aveva fatto 45 partite. Ora ne ha 74, questo racconta cosa sia Gigio. Ho solo grande rispetto, sono contento di fargli da sparring partner. Ma sono anche molto competitivo e voglio giocare, come tutti. Ter Stegen del Barcellona: è uno dei portieri più forti del mondo e nella Germania è sempre il vice-Neuer. Ederson nel Brasile è dietro Alisson. Non mi turba essere il secondo, posso solo essere più competitivo".
Il Friuli è la terra dei portieri. Il segreto?
"Per me, i maestri eccezionali del settore giovanile dell’Udinese. Io, Meret e Scuffet eravamo tutti insieme, in Primavera, quando Scuffet esordì in serie A. Poi loro hanno proseguito insieme, io ho fatto un altro percorso".
È andato al Fontanafredda, serie D. In quel momento ha temuto di restare ai margini nel calcio?
"Non nascondo che quando ho firmato per il Fontanafredda volevo solo divertirmi. Volevo staccarmi dal calcio dei ragazzi, non pensavo di poter diventare professionista. È stata una crescita naturale, con quel po’ di fortuna che serve. Le persone fondamentali in questa crescita? Tanti. Ma voglio citare Pippo Inzaghi, Walter Zenga e Aurelio Andreazzoli".
