La risposta che serviva: l'Inter surclassa le polemiche e ora sta ferma un turno

Gli avversari diranno Marotta League. I tifosi, Inzaghi-ball. L'Inter va così veloce che o la apprezzi o la denigri. Del resto, è la storia dello scudetto italiano, specie quando a correre per vincerlo è una delle tre grandi "strisciate" del nostro calcio. Figuriamoci se poi si torna a un duello fra i nerazzurri e la Juventus, un continuo test di nervi a cui ormai non eravamo neanche più abituati.

Più forte delle polemiche. Simone Inzaghi assicura di lavorare tanto e ascoltare poco. Sul primo punto nessun dubbio, sul secondo… facciamo finta di crederci. In altri tempi, il tecnico piacentino ricordava di ascoltare e sentire tutto, sarà. Sta di fatto che a Monza è stato eccezionale non solo nel dominare - altro verbo non c'è - la partita contro un avversario e un tecnico che un campionato fa gli avevano dichiarato scacco matto, ma soprattutto nel turare le orecchie ai suoi giocatori. Più che a una settimana di veleni incrociati, l'Inter doveva rispondere soprattutto a se stessa, alle uscite opache contro Genoa e Verona. Meglio di così, nella prestazione più che nel risultato, era difficile farlo.

Ora il gioco dell'oca. L'Inter salta un turno e lo gioca a fine febbraio. È la curiosità di un campionato che non solo ha spostato la Supercoppa in terra estera da inizio stagione a metà - ma mantenendo il regolamento sui diffidati perché altrimenti ci sarebbe stata la corsa a evitare la trasferta saudita - ma l'ha pure ampliata in final four. Mentre va a duemila, la banda nerazzurra deve osservare uno stop e aspettare di vedersi sfilare la Juventus davanti. Non è scontato, per carità, che i bianconeri vincano contro Sassuolo e Lecce, ma la possibilità è piuttosto concreta. A quel punto, l'Inter di Inzaghi si troverebbe prima ma solo virtualmente, almeno fino al 28 febbraio quando recupererà la prossima giornata di campionato. Al ritorno dalla missione saudita (chi s'immagina Inzaghi che snobbi la Supercoppa forse non lo conosce) sarà questione di testa. È l'unico vero dubbio che, fino alla fine, aleggerà su una squadra che gioca meglio di tutte le altre, e in maniera ogni volta diversa.