Retegui all'Al Qadsiah, l'avvocato Petriccione: "Uno spartiacque nel calcio saudita"

Francesca Petriccione, avvocato internazionalista e advisor legale e strategico per club di Serie A, Premier League e Liga nello sviluppo di progetti di espansione e consolidamento commerciale in Arabia Saudita e nei mercati del Golfo, è intervenuta ai microfoni di Sky Sport, commentando così l'affare che porterà Mateo Retegui all'Al Qadsiah: "Segna uno spartiacque nell'ambito calcistico saudita perché si fuoriesce dal perimetro delle big 4 che sono di proprietà del PIF quindi Al-Nassr, Al-Hilal, Al-Ittihad e Al-Ahli, e si parla di Al-Qadsiah, che è un club che ha fatto un percorso quest'anno brillante, partito da una seconda divisione e si è classificato quarto nella Saudi Pro League. Questo perché è stato acquistato nel giugno 2023 da Aramco, il colosso petrolifero conosciuto a tutti, e ovviamente questo portato dietro di sé un progetto molto molto ambizioso, un'iniezione di capitale importante che ovviamente permette in questo momento la libertà di fare operazioni del genere. E questo ovviamente non è un caso isolato perché è un ulteriore segnale del progetto di espansione saudita, della sua consistenza e di come poi, pian piano, si stia passando - e ancor più in futuro si arriverà - a una decentralizzazione dei vari club che fanno parte della Saudi Pro League".
Come sta cambiando l’organizzazione dei club calcistici in Arabia Saudita?
"C'è stata anche sotto questo aspetto una evoluzione, una trasformazione vera e propria nel modello strutturale, perché basti pensare che fino al 2022 i club
erano sostanzialmente di proprietà di fondazioni che portavano il loro nome o di entità parastatali, ed erano praticamente sotto il governo e sotto il controllo del Ministero dello Sport. Dal 2022 è stato lanciato questo programma di privatizzazione dei club sauditi, un programma di privatizzazione molto importante e molto, molto strutturato che ha portato, appunto, nel 2022 lo stesso fondo sovrano - più comunemente conosciuto come PIF - ad essere proprietario dei quattro principali club del Paese. È un modello che ovviamente si ispira alle leghe europee e si stanno introducendo quindi consigli di amministrazione, varie figure di spessore, direttori sportivi, unità indipendenti per la conformità regolamentare. Non a caso, proprio dal 1° luglio 2025 è stato istituito questo Financial Oversight Committee con il compito proprio di supervisionare e di regolare ancora meglio - in un'ottica di efficientamento dell'intera lega - il funzionamento dei vari club. È un organismo che è stato istituito di concerto e in collaborazione tra la Saudi Pro League, il Ministero dello Sport e la Federazione Calcistica Saudita".
Come si sta evolvendo la strategia di recruitment delle società di calcio saudite?
"Anche sotto questo aspetto c'è stato un cambiamento, uno shift. È chiaro e logico che nel momento in cui il paese Arabia Saudita ha lanciato il proprio progetto, che è un progetto che adesso è sotto gli occhi di tutti, tutti ne parlano, aveva bisogno di un posizionamento sullo scacchiere internazionale a livello
calcistico. E quindi questo è stato garantito inizialmente tramite l'acquisto di giocatori dai grandi nomi, ottimi giocatori che hanno consentito sia ai club che alla Saudi Pro League di posizionarsi nell'ambito internazionale, delle competizioni calcistiche internazionali. Un'operazione diplomatica, ma anche di geopolitica calcistica. Adesso che tutti parlano di Arabia Saudita, adesso che tutti osservano il fenomeno Arabia Saudita, è chiaro che ci si può concentrare su altri obiettivi ed utilizzare parametri leggermente differenti".
Il boom di investimenti nel calcio in Arabia Saudita sarà un fuoco di paglia come è successo in Russia, Cina e recentemente negli Stati Uniti?
"No, non credo che si tratti di qualcosa di temporaneo, è qualcosa a lungo termine, è qualcosa di solido fondamentalmente per tre motivi che lo differenziano poi dai fenomeni che temporaneamente per poco tempo abbiamo osservato in Russia, Cina e in parte negli Stati Uniti. In primis perché, il segmento calcio è solo una parte di una strategia nazionale che va sotto il nome di Vision 2030 e che punta, appunto, a una economia diversificata. Ed è chiaro che in questo programma, lo sport, in particolare il calcio, ha un ruolo centrale. In secondo luogo, la struttura istituzionale della Lega, che abbiamo visto è stata da poco rinforzata con strumenti di controllo finanziario, per cui c'è una struttura solida alla base che sostiene tutto questo. E infine c’è un approccio al calcio sistemico, perché non c'è solo un'attività di recruitment per quanto riguarda i giocatori, ma c'è anche un'attività di investimento che riguarda le infrastrutture, riguarda le accademie, riguarda la formazione dei dirigenti e soprattutto anche partnership internazionali, che consentono ancora una volta all'Arabia Saudita di avere un ruolo centrale e recitare un ruolo da protagonista nella nuova configurazione calcistica mondiale".
Il gap tra i top club sauditi e il resto delle squadre del campionato della Saudi Pro League è ancora abbastanza ampio, è pensabile che venga colmato?
"Ovviamente tutti i cambiamenti epocali che si registrano a livelli così radicali richiedono del tempo, per cui non si può pensare che questo cambiamento investa e possa riguardare ciascun club dall'oggi al domani. È chiaro che ciascun club con le proprie risorse - e poi man mano con le varie iniezioni di capitali che ci saranno in questo programma di privatizzazione - sicuramente riuscirà pian piano ad avere una conformazione differente e ci sarà una condizione più egalitaria per i diversi club. Il caso Al-Qadsiah è molto importante perché Al-Qadsiah ha una visione strategica, ha degli obiettivi ben precisi e ovviamente mette in risalto anche la regione dell'Est, la regione del Khobar, che è sicuramente meno conosciuta rispetto a Riyadh e Jeddah, e probabilmente anche difficilmente raggiungibile, non collegata in maniera efficiente come lo sono Jeddah e Riyadh. Però, ripeto, tutti i cambiamenti che poi dureranno nel tempo storicamente richiedono ovviamente dei momenti di assestamento, per cui non si può pensare che dall'oggi al domani ci possa essere un cambiamento uguale per tutti”.
