Roma, Hummels si racconta: "Non mi sono mai sentito tanto male come a Bilbao"

Domenica sera Torino-Roma non vedrà soltanto l'addio al calcio - il secondo e definitivo - di Claudio Ranieri, ma anche quello del difensore tedesco Mats Hummels. Arrivato nella Capitale da svincolato ad inizio anno, l'ex centrale di Borussia Dortumund e Bayern Monaco ha vissuto un'annata per lo più da comparsata e lo scorso aprile ha annunciato l'addio al calcio all'alba dei sui 37 anni e dopo una carriera ricca di successi con le squadre di club e con la Nazionale tedesca, culminata con il successo del Mondiale nel 2014.
Tanti picchi, dunque, ma anche qualche caduta. La più fragorosa è stata l'espulsione rimediata quest'anno in Europa League contro gli spagnoli dell'Athletic Club che è costata alla Roma l'eliminazione dalla competizione. A descriverne il dolore è stato lo stesso Hummels, all'interno di un documentario sul suo ultimo anno di carriera prodotto dall'emittente televisiva tedesca ZDF. Queste le sue parole: "È stato davvero doloroso. Non tanto per l’eliminazione in sé, ma per aver tolto a me stesso, alla squadra e ai tifosi la possibilità di lottare per un altro titolo internazionale. E questo brucia, ovviamente. Il pensiero che potesse essere la mia ultima partita europea mi ha accompagnato per tutta la giornata. Anche prima del fischio d’inizio sentivo qualcosa che non andava. E in campo, in quei dieci minuti a Bilbao, credo di non essermi mai sentito così male nella mia vita. Le gambe erano pesanti, la mente annebbiata. Niente lucidità.
Ricordo perfettamente quel momento. Ricevo palla e il primo istinto è lanciarla lunga. Ma subito mi dico: 'No, non ho la sensibilità giusta adesso per farlo'. Allora penso di giocarla semplice, mantenere il possesso. Stavamo già correndo tanto. Guardo a destra, vedo Mancini, ma anche l’attaccante del Bilbao. E nella mia testa mi dico: “Troppo rischioso, lascia stare”. Ma il pallone era già partito. Come, non lo so nemmeno io. Quello che mi pesa di più è non essere riuscito a cambiare mentalmente schema, a uscire da quel loop di pensieri che mi tormentava: “Forse oggi è davvero l’ultima”. Avrei preferito perdere un duello in velocità contro un ventiduenne che va a 36 all’ora - o anche a 33, ormai basta comunque per farti saltare - ma non così. Non in quel modo".
