Speciale MLS - Il campionato più USA d’Europa: perché gli americani scelgono la Bundes

Centoventisette presenze e diciassette gol. È questo, finora, il contributo dei calciatori statunitensi alla Bundesliga 2020/2021, al quale andrebbero aggiunte le diciassette presenze (un gol) di Alphonso Davies. Un impatto senza paragoni nel panorama europeo: dei tradizionali Big Five, il massimo campionato tedesco è quello nel quale i calciatori Made in USA hanno incontrato le maggiori fortune. Un pezzo a stelle e strisce nel cuore del Vecchio Continente, ancora più ampio se si guarda alle serie inferiori: secondo un recente approfondimento di ESPN, circa 80 calciatori nordamericani sono attualmente professionisti in Germania, i dati Transfermarkt citano 161 statunitensi per un valore complessivo di 96,47. Per capirsi, l’Inghilterra, a tutti i livelli, arriva al massimo ad averne 38 ed è il secondo Paese europeo per presenza di calciatori a stelle e strisce. Un canale preferenziale, che ha portato in Europa il boom del soccer d’oltreoceano. Anche esportandolo, se vogliamo: anche stelle come Christian Pulisic e Weston McKennie, oggi rispettivamente al Chelsea e alla Juventus, sono passati dalla Germania.
Le stelle. Pulisic, senza dubbio, è l’esempio più fulgido, anche se oggi gioca in Premier League. Considerato in maniera unanime il calciatore USA attualmente più forte, il classe ’98 di Tuchel è approdato in Germania, per la precisione al Borussia Dortmund, ad appena sedici anni. Merito anche, nel suo caso specifico, del doppio passaporto croato gli ha consentito di aggirare la normativa FIFA in materia di trasferimenti internazionali di minorenni. In gallonerà è stato lanciato praticamente da subito: l’esordio è datato nel 2015, all’inizio del campionato successivo era già un titolare. Nel 2019 ha salutato il BVB dopo 19 gol in 127 presenze per trasferirsi a Londra: in cambio sono andati a Dortmund circa 64 milioni di euro. McKennie ha invece aspettato i diciotto anni per approdare in Bundesliga, anche se la Germania era già nella sua storia personale, perché fino ai nove anni ha vissuto a Kaiserslautern. Cresciuto a Dallas, è esploso allo Schalke 04: 91 presenze in tre stagioni (più un anno nelle giovanili) prima di passare alla Juventus in estate. La pattuglia nordamericana in Bundesliga è oggi guidata dal già citato Davies: un caso a parte, un po’ perché canadese e un po’ perché wonderkid praticamente da subito. I Vancouver Whitecaps lo hanno lanciato in MLS a soli 16 anni, nel 2019 il Bayern Monaco ha speso quasi 20 milioni di euro (record per il massimo campionato USA) per portarlo in Germania.
La lista è lunga. Tolto Davies, i calciatori statunitensi oggi militanti in Bundes sono sette: il più quotato è senza grossi dubbi Giovanni Reyna. Classe 2002, nato in Inghilterra e col passaporto argentino, anche lui grazie alla doppia nazionalità ha potuto sposare la causa del Borussia Dortmund a soli 16 anni: in questo campionato ha messo insieme 24 presenze e 3 gol, il sito specializzato Transfermarkt lo valuta 38 milioni di euro ma è una quotazione al ribasso. I bomber sono Josh Sargent e Matthew Hoppe, rispettivamente classe 2000 e 2001: il primo gioca nel Werder Brema (25 presenze e 5 gol in questa Bundes), il secondo nello Schalke 04 (16 presenze e 5 gol). La storia di Sargent è molto particolare, perché prima che in Germania sarebbe potuto finire al Barcellona, dato che ha trascorso un periodo nell’accademia voluta dai blaugrana negli Stati Uniti. Ma non di soli attaccanti si vive: a Lipsia gioca Tyler Adams, una delle stelle della nazionale. Classe 1999, è un portabandiera del sistema Red Bull, in quanto formato a New York e poi rimasto passato alla principale filiale europea del toro rosso. I difensori centrali: John Anthony Brooks, ’93 del Wolfsburg, e Chris Richards, 2000 in prestito all’Hoffenheim ma di proprietà del Bayern Monaco. Il primo, in realtà, è statunitense quasi per scelta: nato a Berlino, ha anche vestito la maglia della nazionale tedesca a livello giovanile, prima di optar in via definitiva per la casacca USA. Completano il lotto due terzini destri come Timothy Chandler (’90 dell’Eintracht, anche lui in realtà nato e cresciuto in Germania) e Joe Scally del ‘Gladbach (2002 e americanissimo, di New York). Una truppa molto eterogenea.
Le possibili spiegazioni. Sono tante, e forse non ce ne sono. Il canale preferenziale di cui sopra ha tante origini, talmente variegate da una vera e propria spiegazione. In molti casi, come visto, ha avuto un peso specifico la storia personale dei singoli calciatori. E un peso lo ha anche il contesto storico-politico: la Germania è infatti per distacco il Paese europeo con il maggior numero di basi militari americane. A oggi sono 110, quasi il triplo della seconda nazione da questo punto di vista (che per la cronaca è l’Italia, 44), e con un personale di oltre 45mila dipendenti (tra militari e civili, mentre per esempio in Italia si attestano attorno ai 12mila). Un legame, insomma, c’è anche prima e al di là del calcio, e di esso il pallone tedesco ha saputo approfittare. Poi vi sono le caratteristiche specifiche della Bundesliga, che tra i grandi campionati del Vecchio Continente è senza dubbio quella più attenta allo sviluppo dei giovani: da questo punto di vista, la nazionalità statunitense (o canadese) è quasi un dettaglio. Non è un caso che vi giochino anche i vari Haaland, Sancho e compagnia calciante del pallone che sarà in futuro. Ancora, un fattore “umano” può essere senza dubbio stato rappresentato da Jurgen Klinsmann, ct degli Stati Uniti dal 2011 al 2016: quale migliore sponsor per il calcio tedesco? Infine, c’è anche un elemento regolamentare: le norme della Bundesliga in materia di extracomunitari sono decisamente più permissive rispetto a quelle del Regno Unito, che per la lingua avrebbe potuto rappresentare un approdo naturale. Ma le squadre tedesche sono agevolate dalla sostanziale assenza di limitazioni anche rispetto a quelle di Serie A, Liga e Ligue 1. Come detto: è un insieme di spiegazioni, un mix di ingredienti che non dà una risposta univoca. Ma di sicuro offre una gustosa ricetta al calcio tedesco.
